ROMA – Trentaquattro bambini vivono in cella con le loro madri, ma sono più di centomila i minori che hanno un genitore detenuto. Dei 34 bambini “reclusi” senza colpa quelli che vivono propriamente in carcere sono 19 e la maggioranza di loro (9) si trova a Rebibbia Femminile. Gli altri 15 sono invece negli Icam, gli istituti a custodia attenuata per le madri,che hanno caratteristiche strutturali diverse rispetto ai penitenziari e ispirate a quelle di una casa di civile abitazione.
In queste realtà il regime penitenziario attuato è di tipo familiare- comunitario, incentrato sulla responsabilizzazione del ruolo genitoriale e finalizzato ad assicurare una crescita senza traumi ai minori. Per ora gli Icam sono quattro e si trovano a Milano, Venezia, Senorbì (Sardegna) e Torino. Ma sono stati avviati i progetti per la realizzazione di altri due istituti a Barcellona Pozzo di Gotto (Sicilia) e a Roma, all’esterno del carcere di Rebibbia Femminile.
La legge del 2011 sulle detenute madri prevedeva anche le case-famiglia protette, dove far scontare alle donne incinte o con figli di età inferiore ai 10 anni pene sino a quattro anni, in regime di arresti domiciliari. Ma su questo punto le norme sono rimaste lettera morta, anche perché la legge ha stabilito che la nascita di queste strutture debba avvenire senza oneri per la finanza pubblica. A breve però dovrebbe vedere la luce la prima casa-famiglia: a Roma, con il sostegno di Poste italiane.
Da un recentissimo monitoraggio del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) risultano inoltre “in netto miglioramento” le condizioni dei bambini che vanno a trovare in carcere i genitori detenuti: le visite pomeridiane, pensate per favorire i figli che vanno a scuola, sono state introdotte in 160 istituti; quelle domenicali in poco più di 80; un centinaio sono, invece, le aree verdi; poco più di 60 le ludoteche presenti e in tutto 154 gli spazi destinati ai bambini.