“Certo che pago, papà è senatore” e poi Giuseppe Scaccia spariva nel nulla

L'articolo del Messaggero
L’articolo del Messaggero

ROMA – “Certo che pago, papà è senatore” e poi spariva nel nulla. E’ la storia di Giuseppe Sciascia, figlio di Salvatore Sciascia, eletto senatore nelle fila del Popolo della Libertà e passato a Forza Italia nel novembre del 2013.
Denunciato e indagato per truffa adesso Giuseppe Scaccia, come racconta il Messaggero, finirà a processo.

Si presentava come produttore di successo, scrive il Messaggero:

E’ un amante della bella vita, Giuseppe Sciascia: abituato a scorrazzare per le strade di Roma a bordo di automobili con conducente, e avvezzo a risiedere in appartamenti di lusso, nel pieno centro della Capitale. Peccato che, a quanto sembra, sia un vero e proprio truffatore, che salda i conti con assegni scoperti dopo avere ammaliato le sue vittime presentandosi come regista e produttore cinematografico di successo e spacciandosi, a torto, come figlio di un onorevole.

La prima denuncia risale al 22 novembre 2012:

Un Ncc racconta agli inquirenti di essere stato beffato da un uomo che ha usufruito del servizio di noleggio autovettura con autista pagando con una serie di bonifici regolarmente annullati dalla banca di provenienza.

La seconda denuncia, invece, è del 15 aprile 2013: è il turno del proprietario di un appartamento in via dei Cappellari, destinato ad attività di ricezione turistica. E’ 17 gennaio dello stesso anno quando Sciascia chiede di potere affittare l’immobile per un lungo periodo. Durante un incontro con il proprietario, l’imputato si presenta come figlio dell’onorevole Salvatore Sciascia, afferma di lavorare come produttore cinematografico e di stare preparando un cortometraggio con la partecipazione di un attore del calibro di Raul Bova. Il 21 gennaio, Sciascia comunica di avere effettuato il primo versamento, ma il bonifico risulta scoperto. L’imputato, quindi, si offre di corrispondere l’intera cifra in contanti o attraverso un assegno, ma da quel giorno trova una marea di scuse per posticipare il pagamento.

Il 6 febbraio Sciascia consegna un assegno da 3000 euro per saldare il debito ma “come da copione – scrive Allegri del Messaggero – risulta scoperto. Il 20 febbraio all’imputato viene intimato di liberare l’appartamento e il proprietario chiede con insistenza un incontro per la restituzione delle chiavi. Sciascia, però, non solo non si presenta, ma sparisce nel nulla”

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