Chiara Insidioso Monda, il padre di Maurizio Falcioni: “Mio figlio deve morire”

Chiara Insidioso Monda, il padre di Maurizio Falcioni: "Mio figlio deve morire"
Maurizio e Chiara

ROMA – “Mio figlio dovrebbe morire”: dice così a Beatrice Picchi del Messaggero il padre di Maurizio Falcioni, l’operaio di 35 anni in carcere per tentato omicidio e lesioni gravissime alla compagna Chiara Insidioso Monda.

“Mio figlio l’ammazzerei con le mie mani, altro che difenderlo”, ha detto al citofono. E alla cronista che domandava come mai non avesse impedito la relazione tra i due, che vivevano da lui:

Io che c’entro, loro due sono maggiorenni. Avevano una cameretta. Vivevano insieme sotto da me e venivano a mangiare. Non ho sentito nessuno gridare. Chiara è solo salita e la mia compagna le ha messo un cerotto, poi mio figlio ha detto che l’avrebbe accompagnata al pronto soccorso. Io pensavo fosse inciampata”.

Ma il padre di Chiara non crede a questa versione:

“Lui doveva proteggerla molto tempo fa, sa di avere un figlio tossicodipendente, violento. L’ultima volta che ho provato a far ragionare quella famiglia, il padre che ora dice di non sapere niente, mi ha accolto con un pitbull accanto, poi mi ha detto di andarmene e di non rompere più le palle”.

Domenica allo Stadio Olimpico Chiara è stata ricordata dai tifosi. I laziali hanno esposto uno striscione, Forza Chiara la Nord è con te! , mentre sui maxischermi dell’Olimpico è stata proiettata la foto della ragazza e la scritta “Dai Chiara non mollare!”.

 

C’era anche il padre, ieri pomeriggio allo stadio – «Chiara, una cucciola laziale, è sempre stata la loro mascotte» – poi è tornato di corsa in ospedale da sua figlia in coma da sei giorni. Davanti alla sua stanza, al San Camillo, lasciano pensieri e poesie amici e tante persone che tifano per lei, senza conoscerla.

A Casal Bernocchi l’hanno vista crescere. «Uno spettacolo di bambina, le sette bellezze», per gli amici è rimasta sempre una bambina e un po’ lo era davvero, un lieve ritardo che la fa più fragile e piccola dei suoi anni. Sempre sorridente, chiacchierava, ascoltava. Tra i palazzoni alti e gialli del quartiere, a pochi metri dalla casa dove il fidanzato l’ha pestata fino a toglierle ogni speranza, è partita sabato notte la fiaccolata. «Forza Chiara vinci per noi», con la sua foto e i colori della Lazio, «Preghiamo per Chiara. Vinci questa battaglia, non mollare siamo tutti con te», «Daje Chiara», Casal Bernocchi tutti uniti per Chiara con amore».

E al primo piano di un palazzo lo striscione davanti alla Chiesa di San Pier Damiani lo striscione «La fine non esiste, dopo ogni tramonto c’è sempre un’alba». È stata una fiaccolata di preghiera, ma anche di protesta. Chi ama Chiara ora pretende giustizia, vuole che per quell’uomo, che aveva approfittato dei piccoli disturbi di cui soffriva la giovane per vessarla e minacciarla, resti in carcere. Pochi giorni dopo il pestaggio è stato inaugurato all’ospedale Grassi di Ostia lo sportello antiviolenza Codice Rosa, gestito dall’associazione «Differenza donna».

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