Ciancimino e il ‘puparo’ dietro il falso documento

PALERMO – Tra contraddizioni e nuove versioni, si allunga l’ombra del ”puparo” nei verbali in cui sono raccolte le dichiarazioni di Massimo Ciancimino ai pm di Palermo che indagano sulla trattativa tra Cosa nostra e lo Stato. L’aggiunto Antonio Ingroia e i sostituti Nino Di Matteo e Paolo Guido, assieme agli agenti della Dia, sono a caccia del misterioso personaggio che tirerebbe i fili dei racconti di Ciancimino jr, gestendone le produzioni documentali. Il nome, fatto da Ciancimino, e’ coperto da omissis nelle carte depositate a disposizione della difesa in vista dell’udienza di domani del processo al generale Mario Mori in cui il figlio di don Vito deporra’ da detenuto, dopo il suo arresto per calunnia aggravata nei confronti dell’ex capo della polizia Gianni De Gennaro. Il ”puparo” si sarebbe fatto vivo, come racconta Massimo Ciancimino, poco piu’ di un anno fa: il 7 aprile del 2010, allo Steri di Palermo, sede del rettorato dell’universita’, dove il ”supertestimone” si trovava per la presentazione del suo libro ”Don Vito”. Al termine dell’incontro, l’uomo si sarebbe avvicinato a Ciancimino jr consegnandogli un plico con alcuni documenti del padre, pizzini e lettere. Gli avrebbe detto di consegnarli ai pm, lui voleva starne fuori. Poi pero’ si sarebbero rivisti diverse volte, fino all’arresto del figlio di don Vito. Ma a inguaiare Massimo Ciancimino sarebbe stato proprio uno dei documenti che gli avrebbe consegnato il ”puparo”: la fotocopia ”falsificata” in cui il nome di De Gennaro e’ cerchiato e collegato a F/C Gross (il presunto nome del ”signor Franco”, personaggio dei servizi segreti che avrebbe avuto un ruolo nella trattativa tra mafia e Stato ndr) in una lista di nomi delle istituzioni e delle forze dell’ordine che avrebbero composto, secondo Don Vito, il ”Quarto livello”, un sistema di potere al di sopra di Cosa Nostra. Per la polizia scientifica il nome di De Gennaro e’ stato aggiunto a posteriori, ”interpolandolo” da un altro documento, anche questo consegnato ai pm da Massimo Ciancimino. Sono gia’ tre pero’ le versioni Ciancimino su quella fotocopia. In un primo momento il testimone aveva detto ai pm di aver visto lui stesso suo padre mentre vergava il nome di De Gennaro accanto alla lista, poi ha corretto il tiro dicendo di aver ricevuto la fotocopia per posta dentro un plico poi distrutto. Adesso a consegnargli il documento sarebbe stato il ”puparo”. Troppi dubbi per i pm a cui, dopo essere finito in carcere, Ciancimino ha fatto trovare, sempre nella sua casa palermitana, prima 13 candelotti di esplosivo e poi l’archivio delle carte di Don Vito, custodito in una stanzetta mai aperta dagli inquirenti durante le numerose perquisizioni. Nei due lunghi interrogatori, Ciancimino ha inoltre nuovamente fatto cenno a De Gennaro. L’ex capo polizia, secondo quanto detto ai pm, avrebbe saputo dei contatti tra suo padre Vito, ex sindaco di Palermo, e il boss Bernardo Provenzano, senza pero’ mai riferirlo a nessuno. Anche di queste nuove dichiarazioni dovra’ rispondere domani il supertestimone al processo Mori. Cercando di non cadere in contraddizione.

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