Cieco assoluto indugia con lo sguardo sul lato b di una ragazza. Un uomo di 60 anni è finito a processo con l’accusa di essersi intascato 30mila euro di pensione in quattro anni senza averne i titoli. Avrebbe mentito e presentato falsa documentazione dichiarando di essere “cieco assoluto”.
Cieco assoluto indugia con lo sguardo sul lato b di una ragazza
La Guardia di Finanza, che lo teneva d’occhio e a marzo 2018 aveva preso a pedinarlo, avrebbe sorpreso l’uomo mentre indugiava, diciamo così, sul posteriore, il cosiddetto lato B di una ragazza incrociata per via evidentemente meritevole di attenzioni.
Secondo gli investigatori la prova che il sessantenne – che non si separava mai dal bastone per evitare ostacoli sul cammino – ci vedeva eccome. Di qui l’accertamento cui è seguito il rinvio a giudizio. Per la Procura, l’uomo aveva dichiarato la condizione di “cieco assoluto”, presentando documentazione clinica che attestava “un quadro patologico non corrispondente al vero”.
Un totale di 29 mila 760 euro di pensione di invalidità
Ingannando la Commissione medica della Asl To1 che ha autorizzato l’erogazione della pensione di invalidità civile con indennità di accompagnamento. Per un totale di 29 mila 760 euro, ai danni dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. Questo il capo d’imputazione.
Le circostanze della scoperta – sembra un b movie della commedia sexy italiana – non devono muovere a precipitose conclusioni. Se il pm Gianfranco Colace è determinato ad andare fino in fondo, la difesa è agguerrita nel negare le accuse.
Tanto più che in sede civile ha già ottenuto un significativo riconoscimento. “Quando l’Inps ha chiesto la restituzione di tutte le pensioni ricevute, è stato impugnato il provvedimento in sede civile e il ricorso è stato vinto dal mio cliente”.
Spiega l’avvocata Roberta Alba a Repubblica che “è vero che i procedimenti civili e penali viaggiano su binari separati, tuttavia si tratta di un dato significativo di cui speriamo che il tribunale voglia tenere conto”.
La difesa: “Non serve il buio totale per essere dichiarati ciechi”
Tornando al lato b. Per l’avvocata si tratta di accuse basate su luoghi comuni. L’esperienza clinica dimostra che la condizione fiscale di cecità assoluta non necessariamente deve corrispondere a una totale impossibilità di vedere.
“Il fatto che fosse in grado di fare la spesa o non avesse difficoltà a inserire le chiavi nella toppa, oppure che si accendesse la sigaretta e camminasse da solo, non sono elementi che contrastano con la sua invalidità visiva”, precisa la legale.
Gli inquirenti non hanno preso in considerazione, aggiunge, che “non bisogna essere in una condizione di buio totale ovvero di non vedere proprio nulla, per essere dichiarati ciechi. Ci sono situazioni molto gravi, come questa, dove comunque residua un visione periferica seppur molto limitata, magari in un occhio solo. Esistono cioè diverse sfumature”.