Cimici nell'ufficio di Bossi, chiesta l'archiviazione

ROMA, 21 NOV – La Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione per il procedimento sulle microspie, mai trovate, all'interno dell'ufficio e dell'abitazione romana dell'ex ministro per le Riforme per il federalismo, Umberto Bossi. Il procedimento era a carico di ignoti: per il pm Eugenio Albamonte non c'è alcun elemento concreto per poter affermare che un anno fa qualcuno avesse spiato Bossi.

Nel fascicolo si ipotizzava la violazione degli articoli che riguardano la cognizione illecita di comunicazioni e installazione di apparecchiature atte ad intercettare comunicazioni telegrafiche o telefoniche. La vicenda era balzata agli onori della cronaca durante le vacanze natalizie dello scorso anno quando Bossi, parlando con i giornalisti a Ponte di Legno, raccontò, riferendo notizie ricevute da altri, delle microspie. Di fatto, pero', quelle 'cimici' non sono mai state trovate, neanche dagli specialisti della polizia inviati dall'ex ministro dell'Interno, Roberto Maroni. La piu' convinta che Bossi fosse spiato era stata la sua segretaria particolare Nicoletta Maggi che, sentita mesi fa come testimone, aveva raccontato di aver chiamato una ditta privata, della quale non ricordava piu' il nome, incaricata di fare una bonifica negli uffici del ministero.

La donna, riferendosi al tecnico che effettuo' la bonifica, parlo' di un tal ''Mario'' ma gli inquirenti non sono riusciti a dare una identita' ai personaggi citata dalla segretaria. Alla luce, quindi, della mancanza di riscontri la Procura ha sollecitato l'archiviazione al gip che si pronuncera' nelle prossime settimane.

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