Claudia Alivernini, insulti e minacce all’infermiera prima vaccinata: “E adesso vediamo quando muori”

“E ora vediamo quando muori”. E’ solo uno dei commenti più velenosi apparsi sui social contro Claudia Alivernini, l’infermiera dello Spallanzani e prima italiana a ricevere il vaccino anti Covid. 

Hater e no vax sono partiti all’attacco della giovane infermiera all’indomani del V-Day, giorno che l’ha vista protagonista insieme ad Omar Altobelli e la professoressa Maria Rosaria Capobianchi che con lei si sono vaccinati.

Sul quotidiano Il Messaggero, Alessia Marani racconta gli insulti e le minacce rivolte a Claudia. Sono andati a cercare il suo profilo Facebook e hanno dato libero sfogo ai loro più abietti pensieri. Al punto che l’infermiera si è sentita costretta a chiudere il suo account.

Non paghi, non potendola più insultare sulla sua pagina, gli hater hanno creato anche due profili Instagram fake dove poter continuare la loro opera. Ora Claudia sta pensando di denunciarli tutti.

Claudia Alivernini, chi è l’infermiera prima vaccinata in Italia

Romana, laureata in Scienze infermieristiche alla Sapienza di Roma, Claudia Alivernini lavora come infermiera all’Istituto Spallanzani in un reparto di malattie infettive. Ha lavorato anche nelle unità mobili Uscar, curando a domicilio le persone anziane che avevano bisogno. Nonostante l’intensa attività lavorativa sta ora proseguendo i suoi studi con un master in Infermieristica forense.

Capelli lunghi sciolti sulle spalle e gli occhi che sorridono, Claudia Alivernini non ha mostrato un attimo di esitazione domenica mattina, quando alle 7.20 ha ricevuto l’iniezione. Ai microfoni dei giornalisti ha parlato del vaccino come di un “atto d’amore”.

“L’ho fatto con profondo orgoglio, un gesto piccolo ma fondamentale per tutti noi e dunque lo dico con il cuore, vacciniamoci. Per noi, per i nostri cari e per la collettività.Sono qui come cittadina e soprattutto come infermiera, a rappresentare tutti coloro che hanno scelto di credere nella scienza”.

Claudia ha raccontato di come i suoi occhi abbiano visto “quanto sia difficile combattere questo virus”, di quanto dolore ha provocato “assistere alle sconfitte”. Ed è per questo che la scienza è “l’unico mezzo, assieme al senso civico di ognuno di noi, che ci permetterà di vincere questa battaglia”. (Fonte: Il Messaggero).

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