VITERBO – Cento milioni di lire in un cassetto. Soldi trovati nella casa ereditata dall’anziano zio Antonio a Viterbo. Una fortuna per Claudia Moretti, precaria di 42 anni in un call center di Pesaro. Un ritrovamento che però non vale nulla e la “sentenza” della Banca d’Italia che come una doccia fredda replica alla donna: “I milioni trovati non valgono nemmeno un centesimo”.
Alessia Marani su Il Messaggero scrive:
“«È bastata una telefonata alla Banca d’Italia – racconta – per prendermi una doccia gelata. Visto che sono trascorsi più di dieci anni dall’entrata in vigore dell’euro, così mi hanno detto, ormai non ho più titoli per rivendicare l’equivalente. Insomma, nello stesso momento in cui mi sono capitati per le mani quei cento milioni, è come se avessi perso cinquantunomila euro e spiccioli. A tanto corrisponderebbero». Moretti ha dato mandato a un legale dell’Agitalia, un’associazione che si occupa della riscossione dei libretti bancari e postali antichi, perché la aiuti a entrare in possesso di quella somma, i risparmi di una vita del fratello della mamma. Che non era stato sposato e non aveva avuto figli, lasciandola di fatto come unica erede”.
La donna ha raccontato al Messaggero:
“«Lo zio Antonio – spiega ancora Claudia – è morto nel 2000 a ottantuno anni. Da allora non avevamo mai sospettato dell’esistenza di quei soldi. Zio amava gli oggetti d’antiquariato, quell’appartamentino vicino alle mura storiche della città era pieno zeppo di mobili antichi, quadri, libri, scaffali, anche se tutto stipato in pochi metri quadrati. All’inizio di quest’anno, con mio padre, ci siamo decisi a liberarlo per avviare dei lavori di ristrutturazione. E aprendo un mobile che conteneva fra l’altro un vecchio grammofono, ci siamo imbattuti in quella cassettina grigia di metallo, che si poteva aprire con una chiavetta. Dentro, la sorpresa»”.
Ma per la Banca d’Italia il tempo legale per riscuotere i soldi è scaduto nel 2012, spiegano da Agitalia:
“«Per la Banca d’Italia – dicono da Agitalia – quei soldi sono da considerarsi moneta senza più alcun valore legale. Ma se è pur vero che è scaduto, in astratto, nel 2012 il termine dei dieci anni previsto per il cambio lira/euro, è altrettanto vero che il termine (tecnicamente il dies a quo) per la signora Moretti decorre da quando la stessa ha rinvenuto le banconote e, quindi, si è trovata giuridicamente nella condizione di potere richiedere il cambio in euro». I legali dell’associazione sottolineano poi che «la Giurisprudenza prevalente è pacifica nel ritenere che il termine di prescrizione o decadenza per il soggetto prende il via da quando lo stesso è nelle condizioni di esercitare il suo diritto»”.
Ora la Moretti spera di poter prendere quei soldi e al Messaggero dice:
“«Certo all’epoca cento milioni di lire erano veramente una bella cifra. Magari mio zio li ha messi insieme acquistando e rivendendo ai mercatini tutti quei pezzi da museo, ma anche adesso con cinquantamila euro qualche soddisfazione me la potrei togliere. Di sicuro zio sarebbe contento»”.
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