Claudio Giardiello, dubbi su malore: esami per capire se messinscena

Claudio Giardiello, dubbi su malore: esami per capire se messinscena
Claudio Giardiello

MILANO – Un altro malore, nel carcere di Monza, per Claudio Giardiello, l’imprenditore che giovedì scorso in Tribunale a Milano ha ucciso il giudice Fernando Ciampi, l’avvocato Lorenzo Claris Appiani e Giorgio Erba, e ha ferito suo nipote Davide Limongelli e il commercialista Stefano Verna.

E mentre è ancora polemica sulla sicurezza del palazzo di Giustizia, con le guardie giurate che protestano per via della vigilanza affidata “a portieri”, per Giardiello il gip monzese Patrizia Gallucci ha convalidato l’arresto in “quasi flagranza” di reato ma senza interrogatorio di garanzia. L’uomo, che da tre giorni è in cella sorvegliato a vista, mentre si trovava nella sala colloqui “giudici-avvocati” è svenuto. Quando poco dopo si è ripreso era in stato confusionale e non riconosceva nemmeno il suo difensore, l’avvocato Nadia Savoca.

Nonostante gli accertamenti clinici cui è stato immediatamente sottoposto non abbiano evidenziato nulla di particolare e nonostante il suo legale abbia per due ore tentato di farlo ragionare, non c’è stato nulla da fare: alla fine è stato riaccompagnato in cella e, salvo altri inconvenienti, l’interrogatorio rimandato a domani. Dopo di che il gip dovrebbe depositare formalmente un’istanza (attualmente non è ancora agli atti) con cui chiedere nuovi esami medici, anche e soprattutto psichiatrici, per capire se le sue condizioni siano compatibili con il carcere e se, quello di ieri così come quello di giovedì scorso subito dopo l’arresto, sia stato un malore reale o una simulazione.

Simulazione, questo è il sospetto, che rientrerebbe in un piano ben preciso: il tentativo di ottenere la dichiarazione di infermità mentale con l’obiettivo di uscire dal carcere e arrivare a un trattamento e a una pena più mite. Intanto inquirenti e investigatori, su delega della Procura di Brescia, stanno scavando nel passato per ricostruire i molteplici guai giudiziari dell’ex immobiliarista che, dopo una carriera brillante, soldi a palate e bella vita, è caduto in ‘picchiata’ fino al fallimento e al processo per bancarotta, anche per capire quale siano stati i motivi che gli hanno armato la mano.

Molte sono le persone già sentite e molte saranno convocate nei prossimi giorni. Anche per fare luce su quella falla “evidente” del sistema di sicurezza del Palazzo di Giustizia milanese che tre giorni fa ha consentito a Giardiello di entrare armato e di mettere in atto il suo folle e lucido piano che, si ipotizza, da tempo stava studiando: per questo da domani, è una voce che circola, gli addetti alla vigilanza in servizio giovedì scorso, già interrogati dai carabinieri di Milano, potrebbero essere chiamati dai pm bresciani. E sul capitolo sicurezza, domani al centro di un’assemblea organizzata dai dipendenti del Tribunale con i sindacati, oggi è arrivata anche la denuncia con una pagina a pagamento sul Corriere di Assvigilanza e Anivp, associazioni di categoria degli istituti di vigilanza: “alcuni dei servizi interni alla struttura sono stati affidati, malgrado la nostra opposizione, a personale con caratteristiche assimilabili a quelle dei portieri, senza alcun requisito riconducibile a un’attività di sicurezza”.

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