MILANO – In Tribunale è entrato con una pistola carica, ha fatto fuoco, ha ucciso almeno tre persone tra cui un giudice e il suo ex avvocato. Ma come ha fatto Claudio Giardiello, non un criminale incallito ma un imprenditore a entrare con una pistola nel palazzo di Giustizia di Milano? E’ questa la domanda che ha iniziato a circolare da subito, dai primi momenti successivi all’irruzione.
Al momento le ipotesi sul tavolo sono sostanzialmente due: quella del metal detector rotto e quella del pass falso. Entrambe presentano dei problemi, entrambe spiegano solo fino a un certo punto cosa possa essere davvero accaduto.
1) Metal detector rotto. Ad un certo punto l’agenzia Ansa, citando una fonte anonima, scrive che uno dei metal detector del palazzo di Giustizia era fuori uso. Una falla non da poco. Perché ci sta che metal detector si possa rompere. Non ci sta che nessuno se ne accorga e che ci si possa passare senza essere filtrati in alcun modo. Dopo qualche ora, però, la teoria del metal detector rotto è stata smentita dalla polizia.
E comunque ci sarebbero degli aspetti non chiari: come faceva Giardiello a sapere che ci sarebbe stato un metal detector rotto? E quale? Ha solo sfidato la sorte passando per uno dei metal detector sperando che non suonasse? Difficile vista la lucida ferocia con cui ha portato a termine poi la sua missione omicida e il suo tentativo di fuga.
2) Un ingresso laterale e un tesserino, forse da commercialista, forse da avvocato. Così, secondo il sito Social Channel, Claudio Giardiello, sarebbe riuscito ad entrare nel Palazzo di Giustizia. Giardiello sarebbe entrato nel Palazzo non dall’ingresso principale ma da uno di quelli laterali, precisamente da via Manara. Grazie a un tesserino, probabilmente falsificato, avrebbe evitato i controlli. Se l’ipotesi fosse confermata sarebbe evidente quella “falla nella sicurezza” che da subito dopo la sparatoria dal Viminale dichiarano di cercare.
C’è una terza ipotesi, la meno probabile. Quella della pistola sottratta ad un agente dopo l’ingresso in tribunale. Ipotesi che, al momento, non trova nessuna conferma