Claudio Giardiello, schedato come “insolvente” cronico ma col porto d’armi

Claudio Giardiello, schedato come "insolvente" cronico ma col porto d'armi
Claudio Giardiello, schedato come “insolvente” cronico ma col porto d’armi

ROMA – Claudio Giardiello, schedato come “insolvente” cronico ma col porto d’armi. L’ultima grossa bugia, quando già aveva compiuto la strage al Tribunale di Milano, l’ha detta ai carabinieri: “Ho un infarto”, ha detto, poi la corsa all’ospedale dove i medici hanno riscontrato che il cuore funzionava a dovere.

E’ l’ultima simulazione di Claudio Giardiello, l’ennesima di una serie infinita del “truffatore che si sentiva truffato” (Corriere della Sera): false generalità (il tesserino con cui è entrato in Tribunale era falso), insolvente cronico come lo ha bollato la Camera di Commercio, falsificatore della firma della moglie per una fidejussione bancaria da 258mila euro, in perenne litigio con i soci in aziende da cui faceva sparire il denaro della cassa comune.

Negli anni ha inanellato fallimenti aziendali a ripetizione, era considerato collerico e vendicativo, ma dal 2011 deteneva una pistola che nessuno ha mai pensato di ritirargli: i carabinieri, in realtà, avevano consigliato di rivedere l’assegnazione del porto d’armi, ma la Prefettura preferì ignorare il loro parere, peraltro non vincolante. perché l’autorizzazione era stata concessa solo per l’uso al poligono e in casa.

I no alle sue richieste, specie di denaro, si sprecavano. La schedatura della Camera di Commercio è emblematica: “Il rischio è elevato, ha pregiudizievoli di conservatoria e fallimenti su imprese”, in pratica era strutturalmente insolvibile, dalle banche non avrebbe ricevuto mai più un euro.

Lui, immobiliarista, aveva chiesto aiuto economico e un alloggio ai servizi sociali: ha ricevuto un doppio no e l’invito a farsi vedere da uno specialista perché troppo “stressato”. Sempre sul punto di esplodere. La moglie, comprensibilmente, nega avvisaglie di follia omicida.

Ma il nipote, suo socio in affari, quel Davide Limongelli ora steso in un letto d’ospedale per le pistolettate dello zio, ricorda come gliela avesse giurata: non a quattr’occhi, non per telefono, ma in un’aula di tribunale. E in un’altra aula, il truffatore che si sentiva truffato, alla fine è esploso come si temeva.

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