Claudio Giardiello si fa killer: i fallimenti, il no dell’avvocato, poi la strage

Claudio Giardiello si fa killer: un fallimento, il no dell'avvocato, la vendetta
Claudio Giardiello (Ansa)

ROMA – E’ entrato armato,probabilmente grazie a un falso tesserino da avvocato, al Palazzo di Giustizia di Milano, è entrato con l’intenzione di uccidere: Claudio Giardiello, non ci ha pensato su e ha ucciso tutti quelli che, a suo dire, “gli avevano rovinato la vita”.Nell’aula al terzo piano del Palazzo di Giustizia si sente l’esplosione di colpi di pistola, Giardiello spara all’impazzata: uccide un suo ex avvocato, ora divenuto testimone “contro di lui”, poi un altro imputato del suo stesso processo. Quindi va nell’ufficio del giudice fallimentare Fernando Ciampi e spara anche a lui. Il tragico bollettino, mentre scriviamo, s’è aggiornato a 3 vittime e due feriti gravi.

Il suo ex avvocato: “Ingestibile e paranoide”. 57 anni, nato a Benevento il 6 marzo del 1958, Giardiello è residente in Brianza. A quanto si è appreso aveva diverse società ma negli ultimi tempi si trovava in gravissime difficoltà finanziarie, sfociate in diverse cause giudiziarie. A Milano era imputato per bancarotta fraudolenta.

Il suo ex avvocato, Valerio Maraniello, offre un profilo significativo, che in parte spiega il suo comportamento: “È una persona sopra le righe, ingestibile come cliente perché non ascoltava mai i consigli. Era uno che pensava che tutti lo volessero fregare, era paranoide”. Al punto che due anni fa aveva rinunciato definitivamente a difenderlo.

Il crac della sua azienda.  E’ stata dichiarata fallita il 13 marzo del 2008 la Immobiliare Magenta, la società a responsabilità limitata di Claudio Giardiello.    L’azienda, si evince da una visura camerale, faceva capo per il 55% a Giardiello, per il 30% a Davide Limongelli, nipote di Giardiello, coimputato e rimasto colpito nella sparatoria.

Un terzo socio con il 15% si chiama Giovanni Scarpa. Il curatore fallimentare nominato dal Tribunale si chiama Walter Marazzani. Nel novembre del 2006 era stato depositato un atto di sequestro delle quote di partecipazione di Limongelli e di Scarpa, mentre nel giugno e nel novembre del 2007 erano stati depositati atti di sequestro delle quote di Giardiello.

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