Claudio Giardiello, un amico: “Entrava con il tesserino da agente immobiliare”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Aprile 2015 - 09:34 OLTRE 6 MESI FA
Claudio Giardiello

Claudio Giardiello

ROMA – “Entrava con il tesserino da agente immobiliare” dice, intervistato dalla Stampa, un amico di Claudio Giardiello, l’autore della strage nel tribunale di Milano.

Signor Ermenegildo Gabrielli, ma davvero non aveva capito che Claudio Giardiello faceva sul serio quando le diceva «li ammazzo tutti, mi hanno rovinato la vita…»? Lei era suo amico da dieci anni. Nel suo negozio di brocantage qui in centro veniva quasi tutti i giorni. Lei lo conosceva bene…

«Claudio che conoscevo io era un brav’uomo, non avrei mai pensato che mettesse in pratica quello che diceva. Era ossessionato dalle sue vicende giudiziarie, dalle liti coi soci. Mi dispiace, mi dispiace tanto per lui e per le persone che ha ucciso».

A lei aveva detto proprio tutto dei suoi propositi…

«Passava sempre dal mio negozio di brocantage. Aveva l’ufficio qui vicino, in via Mercato. Qui da me si sfogava a lungo… A volte si infervorava, parlava per ore… Anche se è più di un anno che non lo vedevo. Chissà cosa avrà fatto…».

Avrà preparato nei dettagli la strage.

«Aveva tutto in mente. Mi diceva della pistola, del sistema che aveva escogitato per entrare in Tribunale».

Aveva trovato il metodo per eludere i controlli?

«Mi diceva che quando gli toccava andare in Tribunale non amava fare le code. Che gli bastava essere ben vestito per entrare dove passano gli avvocati. Mi spiegava: “Sai Gildo, gli faccio vedere il mio tesserino da agente immobiliare e nemmeno lo guardano…”».

Tutto pianificato nei dettagli. Quasi impossibile non credergli tanto era preciso…

«Ma il Claudio che ho conosciuto io è un uomo simpatico, elegante. Dieci anni fa abbiamo fatto una vacanza a Cracovia. Me lo aveva presentato il mio amico Mauro che fa il tassista. Abbiamo legato subito. Sono stato a casa sua. Ho conosciuto sua moglie e i suoi figli. Lui veniva da me in campagna nell’Oltrepò Pavese. Mi ha fatto conoscere anche la sua ultima fidanzata, una filippina un po’ più giovane di lui».

Un uomo per bene.

«Aveva un sacco di soldi. Teneva in tasca le banconote a rotoli. Una volta mi ha detto che aveva vinto 900 mila euro al casinò di Campione».

Nessuna preoccupazione?

«All’inizio no. L’attività gli andava alla grande. Mi aveva portato anche a vedere le villette a schiera che aveva costruito a Legnano. Sette o otto anni fa ha iniziato a lamentarsi. Mi diceva che suo nipote gli fregava i soldi. Che aveva venduto le villette senza dargli niente. “Gildo, mi chiedono i soldi da mettere nella società ma io non ho più niente… Siamo per avvocati ma anche quelli costano…”».

E poi?

«Poi ha iniziato a dirmi che li voleva uccidere tutti. Mi ha fatto l’elenco: il nipote, gli altri soci e soprattutto il commercialista. “Gildo, quello è il peggiore di tutti”».

E lei?

«Pensavo che fosse solo uno sfogo. Gli dicevo che così avrebbe passato gli ultimi anni in galera. Invece poteva ricominciare a lavorare, era bravo, ci sapeva fare. “Gildo ma non capisci, quelli mi hanno rovinato, la mia vita è finita”. Era così disperato che ogni tanto mi chiedeva dei soldi. Gli avevo comperato un paio di candelabri di argento, un mobile, per aiutarlo. Una volta mi chiese 800 euro per comperare una pistola».

Lei glieli diede?

«Pensavo che gli servissero ad altro. Poi mi raccontò che quello che gliela avrebbe dovuta vendere, uno di Torino, lo aveva raggirato».

Alla fine la pistola è riuscito a trovarla.

«Aveva scoperto che chiedere la licenza di tiro sportivo non sarebbe stato difficile. Era ossessionato ma come credere che lo avrebbe fatto davvero?».

Ha ucciso anche un giudice. Poi avrebbe continuato «Diceva che dopo suo nipote e i suoi soci a rovinarlo ci avevano pensato i giudici.

“Gildo hanno messo all’asta il mio ufficio di via Mercato. Vale 2 milioni di euro e l’hanno messo all’asta per 400 mila. Ma come faccio io? Ci vorrebbero dei bravi avvocati, ma quelli costano…”».

E lui non aveva più un euro.

«Doveva vedere che faccia aveva quando mi chiedeva i soldi. “Gildo non mi aiuta nessuno…”. Era diventato un’ossessione continua. A furia di pensarci per anni poi ha fatto quello che ha fatto. Ma lei lo scriva che Claudio era un brav’uomo. A me dispiace tanto per quello che ha fatto a quelle persone che ha ucciso, alle famiglie che ha rovinato. Ma io non avrei mai pensato che sarebbe stato capace di fare quello che diceva».