ROMA – Claudio Salini, l’imprenditore che ha perso la vita nello schianto con la sua Porsche 911 sulla Cristoforo Colombo a Roma il 31 agosto, viaggiava ad una velocità tra i 190 e i 200 chilometri orari. La velocità dell’auto è stata svelata da un perito della Procura di Roma, che spiega come Salini guidava ad una velocità elevata prima di schiantarsi contro un albero, ma ha perso il controllo della vettura per il manto stradale.
Giulio De Santis sul Corriere della Sera nell’edizione di Roma scrive che l’auto dell’imprenditore si è accartocciata contro un albero dopo aver sbandato per l’alta velocità e per lo stato del manto stradale, escludendo così il sabotaggio dei freni e della centralina della vettura come ipotizzato in un primo momento dato le minacce di morto subite e denunciate dall’imprenditore prima dell’incidente:
“Per il momento, dunque, l’unica spiegazione dell’incidente è l’alta velocità. I magistrati ritengono che quella notte l’imprenditore, appena rientrato a Roma dopo le vacanze con la famiglia in Sardegna, volesse provare l’auto. L’esito della consulenza dell’ingegner Scipione – frutto di calcoli complessi, che hanno richiesto parecchie settimane di lavoro – ridimensionerebbe eventuali responsabilità dei funzionari pubblici, deputati a controllare lo stato del manto stradale.
Secondo tecnico nominato dalla Procura, la macchina ha perso stabilità a causa della presenza dell’avvallamento ma solo a causa della velocità eccessiva. Per l’esperto, la Porsche non avrebbe mai seguito la traiettoria ,che l’ha portata a schiantarsi a un paio di metri d’altezza da terra, sulla pianta, a causa di quell’avvallamento proprio perchè quest’ultimo non era particolarmente profondo e con una velocità più bassa il costruttore non avrebbe mai perso il controllo del veicolo. Sulla configurazione di eventuali responsabilità penali da parte di Liguori peserà anche la considerazione che le strade cittadine non sono adatte alle alte velocità, comunque sia. E non è escluso che presto proceda alla richiesta di archiviazione dell’indagine”.