ROMA – Ha risposto per sei ore alle domande dei pm l’ex ministro Claudio Scajola. Cosa si siano detti non è dato saperlo, dal momento che il verbale è stato secretato su disposizione del sostituto procuratore nazionale antimafia Francesco Curcio e il pm della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, che coordinano l’inchiesta. Gli avvocati di Scajola, uscendo dal carcere romano di Regina Coeli, hanno però precisato che si è trattato di “un interrogatorio molto sereno, lungo e articolato e Scajola ha risposto a tutte le domande, fornendo spiegazioni a tutti i fatti che gli sono stati addebitati”.
Nessuna risposta invece a chi gli chiedeva se nel corso dell’interrogatorio fossero state fatte nuove contestazioni all’ex ministro. Nessun riferimento in merito a un’altra inchiesta sulla camorra in Toscana che proprio oggi ha portato all’arresto di 18 persone, tra cui due agenti di polizia, in servizio uno a Palazzo Chigi, l’altro alla Camera dei Deputati. Secondo alcune voci non confermate, gli inquirenti vorrebbero verificare anche eventuali collegamenti tra gli agenti arrestati e l’ex ministro. Gli avvocati si sono limitati a ribadire di essere “soddisfatti” di come è andato il confronto con i magistrati.
“Scajola ci teneva a chiarire e spiegare tutti i fatti – ha detto Busuito – aspettava con ansia di poterlo fare e ci è riuscito anche grazie ai pm che ci hanno consentito di svolgere l’interrogatorio in un clima sereno”.
Nel corso dell’interrogatorio di garanzia lo scorso 9 maggio l’ex ministro si era invece avvalso della facoltà di non rispondere.