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Cogne bis. Gelsomino interrogato: “Un fax del Governo a Taormina lo obbligò a fare il nome dell’assassino”

di admin |26 Maggio 2010 14:02

Con l’interrogatorio del detective privato Giuseppe Gelsomino, è ripreso mercoledì 26 maggio in tribunale a Torino il processo Cogne bis. L’investigatore ha ripercorso le tappe che lo portarono ad individuare in Ulisse Guichardaz, un vicino di casa di Annamaria Franzoni, il possibile colpevole dell’omicidio del piccolo Samuele Lorenzi, ma anche i momenti di disaccordo che ebbe con il suo committente, l’avvocato Carlo Taormina, all’epoca difensore della donna e altri collaboratori del penalista.

Tra l’altro ha rivelato che nel luglio del 2004, subito dopo la sentenza di condanna (in primo grado) della Franzoni, Taormina gli mostrò “un fax che aveva ricevuto dal Governo” (allora presieduto da Berlusconi, ndr)  in cui veniva invitato “a fare subito il nome dell’assassino”. Nel giro di pochi giorni l’avvocato consegnò la denuncia contro Guichardaz, il quale ora è parte lesa di calunnia in un processo in cui è imputata solo la Franzoni.

Le posizioni di Gelsomino e Taormina sono state invece archiviate. “Per me – ha commentato il detective – finire indagato fu uno choc”.

Il 19 maggio scorso l’udienza dedicata alle discussioni scientifiche su un’impronta digitale fu scossa da un colpo di scena. L’impronta trovata su una porta interna della villetta in cui nel 2002 fu ucciso Samuele risalirebbe al 2004 e apparterrebbe a Eric Durst, fotografo svizzero che partecipò a un sopralluogo della difesa di Annamaria Franzoni.

L’intervento di un consulente dell’accusa, il medico legale Roberto Testi, ha portato i pm a rafforzare la convinzione che l’impronta sia stata lasciata di proposito forse per inquinare la scena del delitto.

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