Colf, badanti e baby sitter possono continuare a lavorare anche se non convivono Colf, badanti e baby sitter possono continuare a lavorare anche se non convivono

Colf, badanti e baby sitter possono continuare a lavorare anche se non convivono

ROMA – Non solo coloro che nelle abitazioni dove svolgono lavoro domestico ci vivono, possono continuare a farlo. Chi è impiegato nel settore domestico potrà normalmente continuare a svolgere la propria attività, ad ore o a tempo pieno, colf, badanti o baby sitter. L’ultimo decreto del governo non prevede per questa categoria nessuna restrizione.

Il settore domestico è nella lista delle attività non soggette allo stop. La definizione tecnica della categoria Ateco n. 97 identifica, infatti, tutti i datori di lavoro domestico. E cioè –  spiega Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico – “sia le famiglie che impiegano colf, badanti e baby sitter, che le comunità familiarmente strutturate, ovvero quelle realtà organizzate in convivenza ma senza vincoli di sangue come le comunità religiose, laiche o militari”.

In questa fase emergenziale, stante l’obbligo di stare a casa, le collaborazioni rischiano di essere interrotte, ma si possono evitare interruzioni definitive. Adottando – suggerisce il sito La legge per tutti – diverse soluzioni. 

“Una, il permesso retribuito per non gravare economicamente sul collaboratore domestico. Conviene soprattutto a chi ha una colf o una badante per poche ore alla settimana. Altra possibilità è il permesso non retribuito, per il quale, però, conviene sempre fare un accordo scritto a tutela delle parti. Terza soluzione: mettere la colf o la badante in ferie”.

Il collaboratore domestico può accedere al Fondo per il reddito di ultima istanza creato dal decreto Cura Italia.

L’associazione di categoria fa appello alla sensibilità individuale in considerazione dell’eccezionale momento storico. “Vorremmo fare un appello al buonsenso delle persone: sarebbe opportuno sospendere le attività non strettamente necessarie, ovvero quelle che non siano legate all’assistenza di persone non autosufficienti a cui, per ovvie ragioni, deve essere garantita una continuità”. (fonti Ansa, La legge per tutti)

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