Cologno, Silvana Hyseni giù dal balcone: assolto il marito, non fu lui a spingerla Cologno, Silvana Hyseni giù dal balcone: assolto il marito, non fu lui a spingerla

Cologno, Silvana Hyseni giù dal balcone: assolto il marito, non fu lui a spingerla

Cologno, Silvana Hyseni giù dal balcone: assolto il marito, non fu lui a spingerla
Cologno, Silvana Hyseni giù dal balcone: assolto il marito, non fu lui a spingerla

MILANO – Precipitò dal nono piano dopo una lite furibonda col marito. Così è morta Silvana Hyseni, 31 anni, in via Einaudi a Cologno Monzese. Era il 20 giugno 2013 e il marito Zef Lleshi, albanese di 35 anni, fu subito arrestato per omicidio volontario. Secondo il pm Alessandro Pepè, una perizia cinematica dimostrava che la traiettoria del volo dalla finestra era compatibile con l’omicidio. Ma il gip lo scarcerò poco dopo per mancanza di indizi. Ora la Corte di Assise di Monza lo ha assolto.

Secondo l’accusa la donna era caduta a troppa distanza dal condominio, inoltre sul corpo dell’imputato erano state rinvenute escoriazioni che potevano essere i graffi di una colluttazione avvenuta poco prima della spinta fatale. Ma il consulente tecnico della difesa è riuscito a dimostrare che è stata la stessa vittima a scavalcare la finestra come gesto dimostrativo al culmine di una lite per gelosia. La prova sarebbe in un frammento di unghia spezzata e il piede che ha puntato sul muro, che le avrebbe dato in seguito un’accelerazione nella caduta.

“Silvana sosteneva che io la tradissi – ha raccontato il marito – voleva il numero di telefono di questa donna. Io non le ho dato retta e allora lei ha detto “Vuoi vedere che mi ammazzo?”. A quel punto si è alzata da tavola, è salita sulla finestra e si è girata con la faccia per guardarmi negli occhi. È stato un attimo: ha cercato di aggrapparsi e non l’ho vista più”. Quanto ai graffi sulle braccia, se li sarebbe procurati mentre scavalcava il muretto dei garage per raggiungere la moglie dopo la caduta.

Sotto le unghie della donna, non c’era dna del marito. I giudici lo hanno assolto “perché il fatto non sussiste”.

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