“Comitato d’affari mafioso” nell’inchiesta su Saverio Romano

PALERMO – L’inchiesta nel quale è coinvolto il ministro Saverio Romano avrebbe fatto emergere il profilo di un ”comitato d’affari” collegato a interessi mafiosi. Lo scrive il gip Piergiorgio Morosini nell’ordinanza con la quale chiede alla Camera dei deputati l’autorizzazione a utilizzare diverse intercettazioni telefoniche.

Il giro di tangenti mosso nel 2003-2004 dalla societa’ Gas di Massimo Ciancimino, ammonterebbe secondo l’ordinanza del Gip a un un milione e 330 mila euro: il denaro sarebbe finito a Romano, al senatore Carlo Vizzini (Pdl), all’ex presidente della Regione Sicilia Toto’ Cuffaro e a Salvatore Cintola, ex senatore ed ex deputato regionale dell’Udc morto l’anno scorso. I pm Nino Di Matteo, Sergio Demontis e Paolo Guido hanno utilizzato sia le intercettazioni sia le dichiarazioni di vari soggetti.

La corruzione, della quale si occupa l’inchiesta sul ministro Saverio Romano sarebbe il ”principale terreno dove si costruiscono le alleanze tra politici, amministratori, imprenditori e boss mafiosi”. Lo scrive il gip Piergiorgio Morosini nell’ordinanza con la quale chiede alla Camera l’autorizzazione a usare le intercettazioni.  Il Gip cita le dichiarazioni di Massimo Ciancimino e di Gianni Lapis, nonche’ del ”ministro dei lavori pubblici” di Cosa nostra Angelo Siino e dell’avv. Giovanna Livreri.

Il ruolo di Romano viene ricostruito dai pm secondo i quali il ministro ”si sarebbe messo al servizio degli interessi delle predette societa’ in ogni attivita’ nella quale fosse richiesto, cosi’ violando, tra gli altri, i doveri di probita’ e imparzialita’ tipici della funzione esercitata”.

Nell’ordinanza di Morosini viene ricostruito il profilo del ”sistema” nel quale sarebbero stati inseriti il ministro e gli altri protagonisti dell’inchiesta. ”Si tratterebbe – scrive il gip – di una sorta di ‘comitato d’affari’ dove si collegano le condotte di imprenditori spregiudicati, liberi professionisti a libro paga, amministratori corrotti, politici senza scrupoli votati ad una raccolta del consenso senza regole”.    Il gip ricostruisce cosi’ il funzionamento del ”sistema”: ”I politici gestiscono il flusso della spesa pubblica e le autorizzazioni amministrative; gli imprenditori si occupano della gestione dell’accesso al mercato; i mafiosi riciclano capitali, partecipano agli affari e mettono a disposizione la forza materiale per rimuovere gli ostacoli che non e’ possibile rimuovere con metodi legali”.

Per trasferire dalla Svizzera in Italia i soldi destinati al pagamento di presunte tangenti destinate secondo l’accusa a vari politici, tra cui il ministro Saverio Romano, Massimo Ciancimino aveva aggirato nel 2004 i controlli doganali avvalendosi di alcuni funzionari in servizio a Fiumicino. Lo scrive il gip Piergiorgio Morosini nella richiesta di autorizzazione per l’uso delle intercettazioni nei confronti del ministro Romano.

Il denaro, gestito dal tributarista Gianni Lapis, proveniva dalla vendita della ”Gas” di Massimo Ciancimino alla societa’ spagnola ”Gas natural” e fu prelevato dal conto svizzero ”Mignon” fittiziamente intestato all’avv. Giorgio Ghiron.  Dalle intercettazioni risulta che Lapis voleva consegnare il denaro a Salvatore Cintola e a Romano nello stesso giorno. Ma il ministro non poteva essere presente perche’ la moglie aveva avuto un incidente mentre sciava.

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