Como: Vierchowod dal calcio alla politica, ora vuol fare il sindaco

GENOVA – Vota Pietro. Uno striscione così, in curva, non avrebbe stonato nemmeno qualche anno fa quando Pietro Vierchowod era la bestia nera di Van Basten e faceva ammattire gli attaccanti di mezzo campionato. Uno striscione che non stonerà quando Vierchowod, 52 anni, uno dei migliori difensori centrali di sempre, deciderà di scendere in politica e di fare il sindaco. A Como, nella sua città oggi governata dal centrodestra. ”Sto cercando la gente giusta che possa darmi una mano in questo progetto – ha detto lo ‘zar’ -. Voglio provare a cambiare le cose. Se la gente è stanca di questo caos, e mi aiuta, forse potrei pensare di riuscire a dare una mano”.

Vierchowod sa che ”l’impegno è importante” ma ”voglio provare a fare questo passo. Voglio provare, e se avrò la gente giusta al mio fianco riuscirò a cambiare le cose che non vanno bene”. Vierchowod ha bisogno di una squadra: ”Il calcio mi ha insegnato che si vince solo se c’è un gruppo vero e all’interno di questo ognuno assolve al meglio al proprio compito, cosa questa che nella politica di oggi non c’è. Ognuno gioca per se stesso e in difesa dei propri interessi personali”. E siccome lui di difesa collettiva se ne intende, sarà meglio fargli spazio. Lui non ha mai giocato per sé. Ruvidissimo, correttissimo, Vierchowod menava come un fabbro ma lo faceva sempre con eleganza. Lo ha fatto nel Como, nella Sampdoria dello scudetto, nella Fiorentina, nella Juventus, nel Milan E finanche nel Piacenza. E nella grande Nazionale di Bearzot che lo vide campione del mondo.

Vierchowod è stato l’uomo nero di Van Basten, lo stopper che Maradona chiamava ‘hombre verde’ cioè Hulk, lo stopper che riusciva a giocare nonostante uno pneumotorace provocato da una costola rotta. Boskov lo adorava e gli lasciava fare quello che voleva tanto sapeva che contro di lui nessun attaccante, nemmeno con i cannoni, sarebbe riuscito a sfondare. Era una macchina di muscoli che correva come una lippa e chi cercava lo sfondamento ne usciva rintronato fino al fischio dell’arbitro.

Per questo, quando lo zar Pietro annuncia che vuole scendere in campo anche in politica c’è da giurare che ce la farà. Immaginarselo abbandonare la comoda maglietta del giocatore e la tuta dell’allenatore per la giacca e la cravatta è un po’ difficile, ma se Pietro decide che dev’essere così, sarà così. Chissà, forse mentre parlerà in Consiglio comunale di venerdì sera avrà il cuore proiettato su qualche campo, i pensieri dedicati al suo Como o perché no alla sua Sampdoria, magari ricordando quella che fu di Boskov e di Bersellini, quella bella dello scudetto, quella di Vialli e Mancini.

”Sulla Samp la società ha fatto calcoli sbagliati – dice lo zar parlando della crisi in cui versa la Sampdoria di oggi – ha venduto giocatori importantissimi senza pensare che così sarebbe andata a fondo. La gente fa bene a essere arrabbiata”. Ma ce la farà a rimanere in serie A? ”Dipende da cosa succede domenica” dice Vierchowod che non si sbilancia a far pronostici. La via della politica è già imboccata.

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