“Compro oro” e affari sulla crisi: blitz della Finanza con 118 indagati

ROMA – In tempo di crisi ci vanno tutti: dal ceto medio che sconta forse per la prima volta i primi cenni di povertà ai ceti meno abbienti che ci sono sempre andati. Per questo i “compro oro” negli ultimi anni sono fioriti come funghi nelle città. Complice anche un altro dato: l’oro non si è svalutato. E allora per pagare le bollette e le rate anche insospettabili commercianti o impiegati vendono la catenina del battesimo.

Fioriscono i “compro oro” e fanno affari sulla crisi. Legalmente, di norma, ma anche illegalmente. Come dimostra l’ultimo, clamoroso, blitz della Finanza. Dietro l’insegna del “compro oro” un’attività di riciclaggio, ricettazione e frode fiscale. E’ questa l’accusa dietro le perquisizioni che la Guardia di Finanza ha eseguito in tutta Italia. Oltre 250 blitz, beni sequestrati per 163 milioni ad un’associazione per delinquere, con vertice in Svizzera, implicata nel riciclaggio, ricettazione, frode fiscale ed esercizio abusivo del commercio di oro. Centodiciotto le persone indagate.

Sequestrati oltre 500 conti bancari per bloccare le disponibilità finanziarie detenute dai principali indagati. Obiettivo, raggiungere l’importo di 163.000.000 euro pari al volume d’affari degli scambi di oro e denaro ‘sporco’ fatti su scala internazionale nel 2012. I sequestri sono stati eseguiti in 23 banche, 8 intermediari finanziari e due fiduciarie.

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, solo nell’ultimo anno l’organizzazione ha gestito e scambiato 4.500 kg d’oro e 11 mila d’argento. L’associazione aveva il vertice in Svizzera e bracci operativi nei distretti orafi di Arezzo, Marcianise (Caserta) e Valenza (Alessandria). E’ qui che agivano per la raccolta dell’oro gli agenti intermediari, a loro volta in contatto con una fitta rete di negozi “compro oro” ed operatori del settore che erano alla base della filiera dei traffici.

Tutte le forniture del prezioso metallo, ha ricostruito la Gdf, avvenivano in nero, al di fuori dei circuiti ufficiali e mediante scambi di oro contro denaro contante in banconote di grosso taglio, trasportate da corrieri insospettabili usando autovetture appositamente modificate con doppifondi. Nel corso delle indagini è stata anche sequestrata una villa a Monte San Savino (Arezzo), che l’organizzazione utilizzava come base operativa, protetta e vigilata, tanto da essere ribattezzata “Fort Knox”.

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