ISOLA DEL GIGLIO (GROSSETO) – Qualcuno forse ha aiutato Francesco Schettino, il comandante della Costa Concordia naufragata la notte di venerdì 13 gennaio all’Isola del Giglio. Qualcuno dei suoi, a bordo, probabilmente aveva capito le intenzioni di Schettino e ha tollerato che si comportasse così e che, di fatto, non coordinasse le operazioni di evacuazione dalla nave, ma da fuori, già sugli scogli a mezzanote e mezza, tre ore prima almeno degli ultimi passeggeri scesi.
Secondo quanto scrive Repubblica i nomi nel mirino sono tre: uno è quello di Roberto Ferrarini, marine operation director, il manager delle operazioni marittime. Ci sarebbero tre telefonate con Schettino tra le 21.42 e l’ordine di evacuazione della Concordia 22.58.
Ancora non è chiaro cosa si sono detti, ma tra l’impatto e l’evacuazione è passato troppo tempo secondo gli inquirenti. Potrebbe aver invitato Schettino a non lanciare subito il mayday oppure il comandante ha fatto tutto di testa sua ed è stato solo “appoggiato”?
Gli altri nomi sono dell vice di Schettino, Dimitri Christidis e di Silvia Coronica (terzo ufficiale): i due si trovavano proprio nella scialuppa con la quale il comandante si è messo in salvo e dove sostiene di essere caduto per sbaglio.
“Non è vero che sono scappato. Ero caduto accidentalmente fuori dalla nave sul tetto di una scialuppa e non sono più riuscito a risalire perché la scialuppa è rimasta appennellata, sospesa. Poi sono rimasto su uno scoglio del Giglio a coordinare le operazioni di sbarco, se avessi voluto fuggire lo avrei fatto…”, ha detto Schettino al giudice per le indagini preliminari che gli ha concesso i domiciliari.