GROSSETO – “Francesco Schettino ha il profilo di un incauto idiota. Dio abbia pietà di lui, perché noi non possiamo averne”: è durissimo il pubblico ministero, Stefano Pizza, nella requisitoria al Teatro Moderno di Grosseto, dove si celebra il processo per il naufragio della Costa Concordia nel gennaio 2012. E poi l’altro pm, Maria Navarro, formula la richiesta di condanna: 26 anni di carcere e l’arresto cautelare per “pericolo di fuga”.
Il pm Pizza usa citazioni della dottrina giuridica per definire il comandante in fuga:
“Le definizioni che si trovano in dottrina giuridica di ‘abile idiota’ e ‘incauto ottimista’ di colui che si sente bravo e invece provoca una situazione di pericolo e un danno e che somma all’ottimismo la sopravvalutazione delle proprie capacità, convivono benissimo in Schettino, quasi fosse bicefalo, tanto che per lui possiamo coniare il profilo dell‘incauto idiota“.
Il pm parla. Ma Schettino in aula non c’è. Per il pubblico ministero ha anche l’aggravante della “colpa cosciente” nella lista di reati contestati: omicidio plurimo colposo, lesioni colpose, naufragio colposo, abbandono di nave, abbandono di incapaci a bordo, mancate comunicazioni alle autorità.
“Improvvisare la rotta e con quelle condizioni determina l’aggravante di una mostruosa colpa cosciente. Il dovere di abbandonare per ultimo la nave da parte del comandante non è solo un obbligo dettato dall’antica arte marinaresca, ma è un dovere giuridico che ha la sua fondatezza nel ridurre al minimo i danni alle persone”,
dice Pizza. Per lui Schettino è colpevole di non aver verificato che la rotta fosse sicura, non aver cercato informazioni sulla rotta né dai suoi ufficiali né dal radar, aver condotto la nave a 16 nodi tenendo la prua perpendicolare all’isola, aver dato ordini ad elevatissima frequenza al timoniere, “non aver seguito le buone regole dell’arte marinara per evitare il basso fondale”, “mancato rilevamento del punto nave a intervalli regolari”. E ancora, sempre tra le varie colpe, non aver disposto un “adeguato servizio di vedette”, aver permesso che sul ponte di comando vi fossero “persone fonte di disturbo alla guardia”.
Detto questo, il pm ha concluso la requisitoria con una sorta di preghiera:
“Dio abbia pietà di Schettino, perché noi non possiamo averne alcuna”.
Quindi arriva la richiesta di condanna, formulata dal pm Maria Navarro: 26 anni di carcere e l’arresto cautelare per evitare “il pericolo di fuga nelle more del processo”. Il pm ha ricordato che Schettino ha una casa in Svizzera e ha molte relazioni all’estero.
Il pm Navarro ha formulato la richiesta di condanna cumulando i reati di omicidio e lesioni colposi (reato più grave la morte della ragazzina di 14 anni, Dayana Arlotti), di naufragio colposo (9 anni), abbandono di incapaci e della nave (delitti dolosi, 3 anni).
La richiesta di tre mesi di arresto è invece relativa alle contravvenzioni di omesse e false dichiarazioni all’autorità marittima. Richieste, tra le pene accessorie, anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e quella dalla professione per 5 anni e 6 mesi.
Per il pm anche se Francesco Schettino è incensurato, “il giudizio non è positivo circa la capacità di delinquere” e, tra ciò, “l’aver voluto fare un favore a un capo cameriere che gli aveva chiesto di passare vicino all’isola dove vivono la madre e la sorella” e aver voluto “fare una bravata per gli amici passando a pelo di scoglio al Giglio”, cioè “futili motivi” che “ne fanno l’unico responsabile” del naufragio della Costa Concordia e delle conseguenze.
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