Condannati a…non si sa. Liberi sospesi in 50 mila perché la Giustizia non ce la fa

Eccezionale inefficienza o in fondo sfascio standard di una delle macchine pubbliche, stavolta l’amministrazione della Giustizia? Sono tra i 40 mila e i 60 mila, o forse tra i 50 mila e i 100 mila. Chi lo sa, chi può saperlo? Quelli iscritti a ruolo sono appunto circa 50 mila, ma quelli ancora da registrare si stimano, a spanne, essere altrettanti. E già questo non sapere neanche quanto basta e avanza per dire…di cosa? Dello scandalo? Scandalo è quando è eccezione tanto negativa quanto clamorosa e inconsueta. Qui invece si tratta di normalità o quasi. La normalità di condannati da un Tribunale per un qualche reato. Condannati, ma non è dato sapere a cosa.

Sotto i 4 anni ci vorrebbero 30 giorni

I condannati i via definitiva a pene sotto i 4 anni hanno per legge la possibilità di chiedere di scontare appunto la pena non in carcere ma in semi libertà, domiciliari, affidamento servizi sociali…La Legge, quella con la maiuscola, avrebbe a quel punto 30 giorni di tempo per dire sì o no alla richiesta. Non lo fa quasi mai in quei trenta giorni e neanche in sessanta o novanta. La Giustizia, la sua concreta amministrazione non ce la fa. Non ce la fa, non è in grado di fornire quella risposta: quale pena reale per il condannato, condannato a cosa, detenzione, semilibertà, domiciliari. servizi sociali.

I liberi sospesi

Così si forma la legione, anzi si formano legioni di “liberi sospesi” che è la definizione burocratico/grottesca della condizione di decine di migliaia di condannati ma, non sapendosi condannati a quale pena, restano liberi in attesa di saperlo. Con conseguente doppia mostruosità umana e giuridica. Tra i “liberi sospesi” che restano in libertà in attesa della risposta della Giustizia sulla loro pena di sicuro persone pericolose che dovrebbero essere recluse. E quindi la mostruosità di delinquenti condannati sì ma liberi a norma, anzi inefficienza, di legge. Gente pericolosa tenuta in giro, l’ultimo esempio dalla cronaca quel già condannato a tre anni per rapina ma libero.

Libero anche di essere con tutta probabilità l’autore di due omicidi mentre era un “libero sospeso”. E la seconda mostruosità: condannati a pene sotto i 4 anni che attendono anni per sapere in quale forma espiare la pena. Nel frattempo vivono, lavorano, magari mettono su famiglia e poi, anni e non settimane dopo la condanna, si vedono arrivare responso-risposta che magari devasta la nuova esistenza costruita. Persone che avrebbero meritato, che avevano diritto a sapere entro 30 giorni e a cui l’amministrazione della Giustizia prima ha congelato la vita e poi gliel’ha esposta al sole in modo che vada a male.

Cinquantamila

Cinquantamila, quanto fa cinquantamila errori? Pare, dice, forse sono cinquantamila tra chi dovrebbe star dentro e invece sta fuori e chi dovrebbe star scontando ai domiciliari oppure in affidamento o altre pene alternative al carcere. Tutti ammassati nell’attesa lunghissima di una Giustizia che decida di loro e che a decidere non ce la fa. Però almeno un nome ce l’hanno come burocratica categoria, sono i “liberi sospesi”. Sospesi, appesi come caciocavalli con le loro vite, e con le nostre quando le incrociano.

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