Consulenza psicologica e arteterapia: aiuto alla famiglia “ricostituita”

Pubblicato il 4 Gennaio 2012 - 00:00 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – C’è quella allargata, quella “ricostituita”, ovvero formata da persone che hanno una separazione alle spalle, e quella definita convenzionalmente standard. “Famiglia” oggi non ha certo un significato univoco. Lo studio Patchwork, a Milano, dal 2009 si occupa di analizzare e affrontare i problemi delle coppie (eterosessuali o omosessuali, italiane o straniere) in particolare nel momento della separazione, ma si interessa anche della gestione dei conflitti quotidiani, del rapporto genitori-figli, e delle strategie per reagire alle situazioni di disagio. L’idea nasce da una precisa volontà di Alessandra Di Minno, psicologa e pedagogista, e di Simona Rebuscini, mediatrice familiare. La squadra di lavoro, tutta femminile, comprende anche professioniste che si occupano di musica, arte terapia e psicomotricità.

Percorsi. Patchwork è il nome di una composizione, colorata e multiforme, ottenuta dall’unione di stoffe diverse. L’immagine, presa in prestito per lo studio di consulenza rivolto alle famiglie, non lascia spazio a dubbi sui metodi applicati. I percorsi di consulenza, individuali o di gruppo, non sono infatti quelli classicamente intesi e si rivolgono a target specifici e non sempre simili. «A parte un primo momento di reciproca conoscenza attraverso un colloquio in cui ascoltiamo i bisogni della coppia e valutiamo le possibilità di soluzione, ogni situazione viene poi affrontata in maniera unica – spiega Alessandra Di Minno – ma i nostri percorsi sono pensati anche per raggruppare, attraverso l’uso di tematiche ricorrenti e parole chiave, contesti e problematiche comuni. Con le famiglie “ricostituite”, ad esempio, affrontiamo spesso il tema del rapporto fra genitori e figli non biologici, mentre con le coppie omosessuali formate da donne si parla della distribuzione dei ruoli di mamma e “co-mamma”».

Fusione di linguaggi. Nelle due sedi, vicinissime geograficamente ma separate intenzionalmente per una migliore funzionalità, si svolgono le sedute di consulenza da un lato e i corsi basati sulle arti dall’altro. Questi ultimi sono rivolti agli adulti o ai bambini: si va dalla “musica in fasce”, indirizzata a coppie formate dal neonato e da un genitore per educarli alla comunicazione attraverso il linguaggio delle note, ai corsi di psicomotricità rivolti a gruppi di 7-8 bambini, fino all’arteterapia destinata anche a mamme e papà. «Quest’anno abbiamo registrato un calo nelle iscrizioni – prosegue la psicologa – legato alla crisi economica. Le persone ricorrono meno ad attività alternative o aggiuntive». La formula di approccio ricorrente è un vivace mix di percorsi, che vede quelli classici fondati sullo strumento della parola affiancare l’uso dell’espressione corporea, anche di tipo artistico. «Gli altri linguaggi, come la musica o la danza, sono per noi fondamentali e non secondari – conclude Di Minno – d’altro canto è solo integrandoli con la parola che otteniamo un percorso completo per le famiglie che si rivolgono alla nostra struttura».