Coronavirus: 16 mln italiani non più liberi di muoversi. Gente fatica a credere sia vero

Coronavirus: 16 milioni di italiani non più liberi di muoversi. Gente fatica a credere sia vero
Coronavirus: 16 mln italiani non più liberi di muoversi. Gente fatica a credere sia vero (nella foto Ansa, la stazione Centrale di Milano)

ROMA – Coronavirus: 16 milioni di italiani che non devono più muoversi liberamente. E la gente, tutta la gente del Nord. Centro o Sud Italia fatica a credere sia vero. Ci si sveglia al primo giorno della grande Zona Arancione, un quarto d’Italia, e l’intera popolazione fa fatica a mettere a fuoco quel che sta succedendo. A Milano, Venezia, Bergamo, Brescia, Padova, Parma, Alessandria…non si entra e non si esce. Non si entra e non si esce!

Sì, sì, certo…ma da Milano in molti tentano di uscire e non manca chi accampa un sì, lo so, ma a Milano io ci devo andare e se non c’è treno ci vado in macchina…Non è disobbedienza civile, è incredulità. Anzi, incapacità di metabolizzare la realtà. Realtà che corre troppo in fretta e troppo in direzione contraria ad abitudini e speranze per essere, paradossalmente, percepita come reale. Per una volta la percezione della cosiddetta gente è diversi gradini inferiore alla realtà effettiva.

Provare, chiedere, imporre a 16 milioni di italiani (tanti sono i residenti nella grande Zona Arancione che comprende tutta la Lombardia, una striscia di Veneto, parte consistente dell’Emilia e un lembo di Piemonte) vuol dire provare ad alzare l’ultima trincea alla diffusione esponenziale del contagio (raddoppio dei casi ogni 2,6 giorni, questo il ritmo attuale). Se questa trincea dovesse essere superata da coronavirus, allora tra una decina di giorni altre Regioni e Province andranno a comporre la Zona Arancione.

Ma la gente fatica a credere sia vero. La gente fatica moltissimo ad assumere, ad ascoltare, a razionalizzare e quindi a vivere in concreto il richiamo che vine da medici, sanitari, Protezione Civile. Il richiamo è: coronavirus cambia la vita, anche la tua. 

Cambiare modalità di vita quotidiana: l’intera popolazione italiana, non solo quella della grande Zona Arancione, è chiamata a farlo. Forse, quando in molti si renderanno conto di cosa vuol dire non poter entrare o uscire da Milano, Venezia, Padova, Parma…se non per “motivi gravi e comprovati”, forse allora si comincerà a capire che  l’aperitivo di gruppo tutti insieme dentro e fuori il bar o la cena con tanta gente o la festa o il viaggio programmato in montagna o la partitella tra amici…no, non è proprio il caso.

Fino a ieri, fino a prima del Decreto che istituisce la grande Zona Arancione, sia nelle città della Lombardia che del Veneto ed Emilia sia, se possibile ancor di più, nelle città come Roma e Napoli, Firenze e Palermo, c’era troppa gente in giro. Troppa gente in giro, troppi contatti, troppo facile e agevole per coronavirus trasmettersi. Ma quale troppo? Così obiettano in tanti. Solo vita normale. Vero, solo che vita normale va cambiata, coronavirus cambia la vita normale, anche la tua. Ma la gente fa fatica a credere sia vero ed è ostinatamente attaccata all’idea che, fosse vero, riguarda qualcun altro, mai se stessi.

E’ uno sforzo nazionale quello cui è chiamata la popolazione italiana: fare da soli come libera società e liberi individui quel che in Cina è stato fatto d’autorità e di imperio. 

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