Coronavirus a Bergamo: camere mortuarie piene, salme in chiesa. 50 medici contagiati

Coronavirus a Bergamo, camere mortuarie piene e salme in chiesa
Coronavirus a Bergamo, camere mortuarie piene e salme in chiesa (Foto archivio ANSA)

BERGAMO – Le camere mortuarie degli ospedali di Bergamo sono piene e così le salme sono state spostate nella chiesa del cimitero monumentale in attesa della cremazione. La chiesa di Ognissanti del cimitero è stata trasformata in una grande camera mortuaria e ospita circa 40 bare. Solo a Bergamo sono 50 i medici contagiati dal coronavirus e uno di loro è morto. 

In un articolo sul Corriere della Sera, si spiega che le salme sono state portate nella chiesa del cimitero perché le camere mortuarie degli ospedali sono pieni, come anche la stessa camera mortuaria del cimitero. Nell’ultimo dato infatti Bergamo ha avuto un incremento di 1815 contagi all’11 marzo, con un numero di 142 decessi. Il sindaco Giorgio Gori in una ordinanza parla di “ricevimento e custodia temporanea di feretri provenienti da strutture sanitarie cittadine o provinciali”. Il forno crematorio lavora 24 ore su 24, mentre gli uffici comunali sono affollati dagli addetti delle onoranze funebri e non vengono celebrati funerali.

Nella sola provincia, sono 50 al 12 marzo i medici infettati dal coronavirus, di cui uno morto nei giorni scorsi. A renderlo noto è stato Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), nella lettera inviata al premier Giuseppe Conte per chiedere la sospensione dell’accesso libero dei pazienti agli ambulatori per contenere i contagi: “E’ a rischio l’efficacia dell’assistenza”.

Nella lettera di Anelli si legge: “Vorremmo far rilevare che in molte zone il numero dei medici infettati sta diventando significativo. In Lombardia vi sarebbero centinaia di professionisti della salute contagiati e nel bergamasco il numero dei medici infettati ha superato le 50 unità. Tale grave situazione non può che compromettere l’efficacia dell’assistenza sanitaria, resa ancora più drammatica dalla carenza di medici”.

L’Assessore al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera, rileva Anelli, “ha affermato, una settimana fa, che il 12% dei contagiati erano operatori sanitari. La stessa Fnomceo ha pagato un tributo altissimo, con la perdita di Roberto Stella, Responsabile Area Formazione. Cosa stiamo aspettando? Di questo passo non solo non ci saranno abbastanza medici per assistere tutti, ma gli stessi sanitari diventeranno, loro malgrado, veicolo d’infezione. Sono necessarie nuove misure che regolamentino l’attività dei medici negli ambulatori, per la tutela della salute dei professionisti e di tutta la popolazione”.

Quindi, prosegue Anelli nella lettera, “la richiesta che ci appare, oggi, ineludibile, è consentire ai professionisti di cautelare innanzitutto se stessi per continuare a costituire una risorsa per il Paese oggi più che mai indispensabile. Lo sforzo che ci attendiamo come professione dal nostro Governo è contare su dispositivi di protezione da consegnare ai nostri medici per proteggere loro stessi e gli altri. Depauperare una forza professionale in questo momento al limite delle umane possibilità è un rischio che non ci possiamo permettere.

(Fonte ANSA)

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