Coronavirus batte scuola. Riaprire tutto, tranne scuola. Non fa soldi, solo parcheggio bimbi

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 13 Maggio 2020 - 10:08 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus batte scuola italiana. Riaprire tutto, tranne scuola. Non fa soldi, solo parcheggio bimbi

Coronavirus batte scuola. Riaprire tutto, tranne scuola. Non fa soldi, solo parcheggio bimbi (Foto d’archivio Ansa)

ROMA – Coronavirus batte scuola, l’anno scolastico 2019-2020 è e sarà ricordato come dimezzato e pienamente valido solo sulla carta delle promozioni ovviamente per tutti.

Coronavirus batte scuola, se per questo coronavirus batte anche turismo, trasporti, abbigliamento, negozi non alimentari, spettacolo, sport, moda, arredamento, metallurgia…

Coronavirus batte e sta picchiando duro e ancor più duro picchierà in una sorta di grande freddo dell’economia, picchia e picchierà duro e pesante su ogni attività economica e sociale.

Ma negozi e imprese, botteghe e aziende artigiane, gelaterie e stabilimenti balneari, ristoranti e bar, fabbriche grandi, medie e piccoli capannoni, dentisti e guide turistiche…non c’è un solo settore o comparto su cui coronavirus picchia e ha picchiato che non voglia, prema, urga nel reagire.

Reagire subito, qui, adesso. Reagire vuol dire riaprire. Subito, qui, adesso. Tutti vogliono riaprire tutto. 

Formalmente riaprire con regole e protocolli detti di sicurezza. In realtà sicurezza non esiste, esiste la massima protezione possibile.

Ma non di rado la massima protezione dal contagio possibile finisce per contraddire e abbattere l’economicità dell’impresa, dell’attività, del ristorante, dello stabilimento balneare, del parrucchiere.

Quindi si manifesta una sostanziale e vitale voglia e pressione di riaprire tutto. Tutto e subito, praticamente ad ogni costo o quasi.

Anche a costo di scommettere che qualcuno o qualcosa ce la mandi buona, molto buona, migliore ancora di quei paesi che hanno riaperto e qua e là devono già richiudere.

Voglia, pressione, volontà, energia per riaprire tutto. Tutto tranne una cosa: la scuola.

Non c’è gran pressione nel paese per riaprire le scuole. O meglio, anzi peggio: pressione un po’ per riaprire le scuole c’è stata e c’è, ad un solo scopo e per un solo motivo e cioè garantire un parcheggio bimbi.

Nessun altro danno la società italiana (intesa sia come gente sia come istituzioni) ha rilevato e lamentato dalla chiusura delle scuole. Nessun altro danno se non quello di aver perso il luogo dove parcheggiare i bambini quando i genitori vanno a lavorare.

Si ha notizia di famiglie che hanno lamentato la perdita del parcheggio, e della perdita del parcheggio si son crucciati uomini e donne del governo e dei partiti di opposizione.

Non si ha notizia di famiglie, associazioni, chat di mamme, sotto segretari, ministri, sindacati e/o altri che abbiano percepito, tanto meno lamentato, il danno educativo e formativo di un anno scolastico dimezzato e amputato nella didattica e nello studio e nell’apprendimento.

Non si ha notizia di mamma Giorgia Meloni che denuncia lo scippo di istruzione ai danni del popol giovane tricolore.

Non si ha notizie che la Bestia algoritmo che segnala a Matteo Salvini ogni spumare dell’umore italico abbia appunto segnalato al Capitano che gli italiani soffrono la decurtazione di lezioni, compiti, esercitazioni, studio.

Tutti ma proprio tutti si sono serenamente raccontati la storia mezza vera e mezza falsa dell’insegnamento a distanza come cosa pari se non migliore della scuola in classe. 

Non è così: la scuola a distanza è un succedaneo. Anzi, di più: può essere un completamento e un arricchimento del fare scuola. Ma come surrogato della scuola in classe è e resta appunto un surrogato. L’insegnare e l’apprendere, i meccanismi della trasmissione e comprensione del comprendere e apprendere viaggiano anche se non soprattutto nella relazione binaria e collettiva del faccia a faccia docente-discente.

E la pratica del tutti promossi, ovvia e susseguente al tenere le scuole chiuse e la didattica solo via web, mortifica la scuola. Oltre ad essere pessima pedagogia sociale.

Ma, a parte il mancato e sottratto parcheggio bimbi, nessuno in Italia piange e sparge lacrime per la scuola chiusa. Riaprire tutto ad ogni costo, ma la scuola no.

Perché la scuola no? Certo perché è difficile mantenere comportamenti di protezione anti contagio nel complesso andare, portare, stare, uscire, riprendere da scuola. Ma si invoca di fare di necessità virtù, si esige di abbassare i metri, di rischiare un po’ per andare al mare o al ristorante o a negozio o ovunque…però di rischiare un po’ per andare a scuola no, nessuno invoca o esige.

Per salvare e tutelare la salute dei bambini e ragazzi? Non proprio: quei bambini e ragazzi non si vede l’ora e si è disposti a qualche rischio per farli andare al parco, al mare, al bar, in negozio, magari al campo estivo e in piscina. Ma a scuola no.

Perché ? Perché scuola non fa soldi. Nella mente e coscienza e cultura collettiva del paese scuola non equivale a ricchezza, arricchimento, soldi appunto. Scuola non fa Pil nella testa della gente e nella cultura dei governi.

Scuola è per gli italiani tutti o quasi parcheggio per bimbi, fabbrica di posti di lavoro per prof e personale amministrativo, sostentamento di aziende e cooperative di pulizie e ristorazione, pezzo di carta da portare a casa alla fine. Fine, punto.

Mezzo anno di scuola perso, e che sarà mai? Quale danno verrà mai, che urgenza e utilità ci sarà mai dal riaprire scuole? Vuoi mettere coi parrucchieri e ristoranti e stadi di calcio (sia pure a porte chiuse)? Turismo fa soldi. Ristorazione fa soldi. Made in Italy fa soldi. Moda fa soldi. Quindi riaprire tutto quello che fa soldi, qui, subito, ora. Ad ogni costo o quasi. Bene, ok.

Ma scuola no, scuola aspetti, magari a settembre si vede, magari la si tiene chiusa un altro po’. Tanto non fa soldi, scuola non fa capitale, reddito, portafoglio, moneta, incasso.

Così un paese ignorante, compiaciuto della sua ignoranza, si consegna all’essere sempre meno ricco e si avvia ad essere povero. Meno ricco e più povero di che, di cultura? No, di soldi. La scarsa istruzione e competenza come prassi e prodotto del sistema scolastico italiano è una della ragioni principali della pochezza del ceto politico, della scarsa produttività in azienda, della insufficiente innovazione tecnologica, del blocco del cosiddetto ascensore sociale, del successo in ogni campo dei “furbetti” di ogni settore e, ultimo ma non ultimo, dello spreco di denaro pubblico.

Scuola chiusa, mezza scuola sono enorme danno economico, enorme e danno a lungo tempo. Ma niente, nessuno ci fa gran caso. E’ come se, mentre esigiamo un parcheggio per l’auto non facessimo gran caso e conto del fatto che all’auto stanno levando una ruota o un cilindro al motore.