Coronavirus, il bollettino del 16 marzo 2021: salgono i morti (502) ma scende il tasso positività (al 5,5%) Coronavirus, il bollettino del 16 marzo 2021: salgono i morti (502) ma scende il tasso positività (al 5,5%)

Coronavirus bollettino del 16 marzo 2021: salgono i morti (502) ma scende il tasso di positività (al 5,5%)

Coronavirus, il bollettino del 16 marzo 2021: salgono i morti (502) ma scende il tasso di positività (al 5,5%). Tornano sopra i 20mila (20.396) i positivi al test del coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute, che portano il totale a 3.258.770.

Ieri i casi individuati erano stati 15.267. Sono invece ben 502 le vittime in un giorno (ieri erano 354) per un totale dall’inizio dell’emergenza di 103.001.

Ad oggi ci sono in Italia 536.115 attualmente positivi, con un aumento rispetto a ieri di 5.758. Dall’inizio della pandemia sono invece 2.619.654 i guariti e dimessi, con un incremento nelle ultime 24 ore di 14.116.

Coronavirus, il bollettino del 16 marzo 2021:  369.379 test, tasso positività scende al 5,5%

Sono 369.379 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore in Italia, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri i test erano stati 179.015. Il tasso di positività scende al 5,5%, in calo di ben 3 punti rispetto a ieri quando era stato dell’8,5%.

Covid: +99 terapie intensive, +760 i ricoveri nelle ultime 24 ore

Sono 3.256 (3.157) i pazienti ricoverati in terapia intensiva per Covid in Italia, 99 più di ieri nel saldo tra entrate e uscite, mentre gli ingressi giornalieri in rianimazione, secondo i dati del ministero della Salute, sono stati 319 (ieri erano 243). Nei reparti ordinari sono invece ricoverate 26.098 persone, con un incremento nelle ultime 24 ore di 760.

Covid, il tasso di mortalità è più basso nella seconda ondata in Europa

Il tasso di mortalità durante la seconda ondata di Covid-19 in Europa, in particolare negli Stati occidentali più ricchi, è stato molto più basso di quello osservato nella prima. Con oscillazioni che vanno da 10 volte meno in Francia, Belgio, Olanda e Danimarca, a 6-8 volte meno in Italia, Svizzera, Austria e Norvegia. Fino al dimezzamento registrato negli Stati balcanici.

Lo indica la ricerca pubblicata sulla rivista Chaos e condotta da Nick James e Peter Radchenko, dell’Università di Sydney, e da Max Menzies, dell’Università di Tsinghua.

I risultati indicano che, rispetto ai casi e alle morti riportati, nei ricchi Stati nordorientali degli Usa e in quelli dell’Europa occidentale il tasso di mortalità è stato significativamente più basso. Anche se con rilevanti eccezioni in Svezia e Germania.

In Olanda, Belgio e Francia si è ridotto drasticamente tra la prima e la seconda ondata.

“In Bielorussia invece il tasso di mortalità è aumentato durante la seconda ondata. Mentre in Ucraina e Moldavia alla fine di novembre erano ancora alla prima ondata di contagi”; aggiunge Menzies.

Un cambiamento che secondo i ricercatori può avere diverse spiegazioni. Una sottostima della conta dei casi della prima ondata in Europa, oppure nella prima ondata le vittime sono state soprattutto gli anziani, mentre nella seconda i più colpiti sono stati i giovani.

A parte qualche eccezione, i tassi minori di mortalità si sono avuti nei Paesi con sistemi sanitari più equi e pubblici. La differenza è stata meno marcata negli Usa, con l’eccezione di Stati come New York, New Jersey e Connecticut, molto colpiti nella prima ondata e che hanno avuto una mortalità nella seconda ondata simile a quella di molti Paesi europei occidentali.

“Il nostro lavoro mostra un’evidente diminuzione della mortalità rispetto ai casi e decessi riportati. Il problema però è se il numero dei casi riportati nella prima ondata è vero”, commenta Menzies.

Probabilmente in futuro, conclude Radchenko, “con i dati più specifici di alcuni ospedali o regioni, dove il tracciamento era più affidabile, si potranno avere numeri migliori”.  

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