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Coronavirus, Bossetti: “Ora non posso lavorare in carcere. Leggo e guardo la Tv… “

ROMA – Massimo Giuseppe Bossetti, in carcere per l’omicidio di Yara Gambirasio, in una lettera al conduttore di TeleLombardia Marco Oliva racconta come sta succedendo in questi giorni di emergenza coronavirus:

“Questo virus bastardo non guarda in faccia a nessuno e anche se i colloqui con familiari e avvocati sono stati sospesi, qui rimangono ancora troppe figure che escono ed entrano quotidianamente. La preoccupazione di essere esposti al virus resta dunque alta”.

“Avevo – racconta – da poco intrapreso una attività lavorativa, riparavo macchinette del caffè, ma a causa del coronavirus è stato tutto sospeso per precauzione. Per un bergamasco stare con le mani in mano a fissare il soffitto non esiste proprio… mi dedico alla cucina impastando torte e pizze. Oppure leggo libri e giornali, mi occupo della pulizia della mia cella o guardo la tv, ma dopo un po’ rompe pure lei”.

“Ora – spiega – mi sembra di vivere in uno stato di assoluto abbandono, vivo col timore di perdere la famiglia che mi sono creato, l’unica cosa cara che mi è rimasta. Vorrei mandare un messaggio a mia moglie Marita e ai miei figli: siate forti”.

 Bossetti infine ricorda con affetto il suo padre confessore, don Fausto Resmini, cappellano del carcere di Bergamo morto pochi giorni fa a causa del coronavirus. “È vero si è portato con sé i segreti di molte confessioni, ma quelli di qualunque cittadino, non necessariamente i miei come qualcuno vorrebbe far credere”.

Fonte: TeleLombardia, Oggi.

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