Coronavirus carcere, stop ai colloqui: detenuti in rivolta da Nord a Sud

Coronavirus carcere, stop ai colloqui: detenuti in rivolta in tutta Italia da Nord a Sud
Coronavirus carcere, stop ai colloqui: detenuti in rivolta da Nord a Sud (foto Ansa)

ROMA – Il carcere ai tempi del Coronavirus: stop ai colloqui in molte strutture italiane per evitare che i detenuti possano essere contagiati da chi viene dall’esterno. Intanto scoppiano le proteste da Nord a Sud: alcuni detenuti chiedono provvedimenti ad hoc, altri non vogliono essere privati delle visite dei propri cari.

Protesta dei detenuti a Frosinone.

Tensioni nel carcere di Frosinone. Un centinaio di detenuti, impauriti dal rischio di contagi dal Coronavirus e chiedendo provvedimenti ad hoc, sono usciti dalle sezioni raggiungendo l’area passeggi e salendo sulle mura. Al momento non ci sarebbe stata alcuna evasione e sul posto sono intervenuti il direttore del carcere e il comandante del reparto degli agenti della penitenziaria.

Sempre a Frosinone, un folto gruppo di detenuti avrebbe occupato un padiglione dopo il divieto di colloqui con i familiari in seguito all’emergenza coronavirus. Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia dello Stato.

Rivolta nel carcere di Modena.

A Modena sono stati trasferiti 70/80 detenuti in altre carceri, ovvero quelli che erano riusciti a raggiungere il cortile, per tentare di evadere. Gli altri sono ancora barricati dentro. Lo riferiscono i responsabili del sindacato Sappe, dopo la rivolta scoppiata nel pomeriggio per l’emergenza Coronavirus. “Si sta valutando – dice il segretario del sindacato Giovanni Battista Durante – come e quando intervenire per ripristinare la legalità, all’interno di un carcere che, da quanto ci viene riferito, è ormai completamente distrutto. Sembra sia stato addirittura incendiato anche l’ufficio matricola, dove sono custoditi i fascicoli dei detenuti”.

Rivolta nel carcere di Salerno.

L’annunciato stop ai colloqui fino al prossimo 31 maggio per l’allerta Coronavirus ha scatenato l’inferno nel carcere di Salerno dove è scoppiata una rivolta che ha visto protagonisti oltre 120 detenuti.

Scene di guerriglia iniziate nel primo pomeriggio e che sono terminate intorno alle 20 dopo una lunghissima trattativa effettuata dai rappresentanti delle forze dell’ordine e dai vertici della struttura penitenziaria. Secondo quanto si è appreso da fonti sindacali, i rivoltosi hanno utilizzato i ferri delle brande per distruggere quanto c’era da distruggere. Dopo aver devastato il secondo piano, hanno divelto le inferriate delle finestre e sono riusciti a salire sul tetto del carcere di Fuorni.

Gli agenti della polizia penitenziaria, guidati dal comandante Gianluigi Lancellotta, hanno provato a domare la rivolta, mentre a Salerno sono giunti rinforzi da tutta la regione. Misure straordinarie di sicurezza anche all’esterno della casa circondariale: in cielo si è alzato un elicottero dei Carabinieri per controllare dall’alto la situazione, mentre la struttura è stata circondata da carabinieri, guardia di finanza e polizia in assetto antisommossa. In serata, poi, sono intervenuti diversi mezzi dei vigili del fuoco che hanno installato i materassi gonfiabili nello spazio esterno.

In carcere sono giunti anche il questore di Salerno, Maurizio Ficarra e il garante regionale per i diritti dei detenuti, Samuele Ciambriello. Mentre all’interno infuriava la rivolta, all’esterno della casa circondariale si sono radunati alcuni familiari dei detenuti che hanno evidenziato come lo stop ai colloqui neghi “l’unico diritto” che ha chi è costretto all’interno del carcere.

“Massimo sostegno alle donne e agli uomini della Polizia penitenziaria. Legge e pugno di ferro con chi sbaglia!”, ha detto il leader della Lega Matteo Salvini. Per il sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo “malcontento e disagio non possono assolutamente giustificare azioni violente che non devono verificarsi”. Per Gennarino De Fazio della Uilpa Polizia Penitenziaria nazionale, invece, “è assolutamente necessaria una task force che si occupi delle diverse emergenze” che si vivono in carcere, “prime fra tutte la ‘densità detentiva’, gli organici della Polizia penitenziaria e degli altri operatori e i modelli organizzativi”.

Osapp: “Giusto vietare le visite in carcere”.

“L’inasprimento rigoroso dei provvedimenti cautelativi per la sicurezza di tutti, per molti detenuti è visto esclusivamente come una privazione degli affetti e non come una misura a tutela della loro salute e dei loro cari”. Lo rende noto in un comunicato Luigi Castaldo, segretario regionale dell’Osapp.

I detenuti, spiega Castaldo, “non comprendono come mai non siano stati interdetti anche i contatti con altre figure che entrano ed escono dagli istituti penitenziari (Polizia Penitenziaria, educatori, medici ed infermieri, etc.), non riscontrando forme di protezione messe a disposizione di tutti questi (guanti e mascherine a norma)”.​

“Inoltre è bene ricordare che questa sospensione temporanea dei colloqui – ribadisce il sindacalista – è voluta anche dalla Sanità al fine di scongiurare l’evolversi dell’epidemia con gravi ripercussioni sulla salute degli stessi ristretti”.
Il Sindacato di Polizia Penitenziaria auspica “un lavoro sinergico e proficuo con l’Amministrazione Penitenziaria che in questo particolare periodo storico è impreparata alle tante criticità e quanto prima un intervento decisivo del Governo sulle tante problematiche denunciate ed irrisolte, sia in tema di sicurezza che in tema di risorse”.​

L’Uspp, ricorda il segretario regionale Ciro Auricchio, “denuncia da anni lo stato di abbandono in cui versa il carcere che necessita di un ammodernamento urgente e in cui mancano 70 unità della Polizia Penitenziaria e supporti tecnologici. Auspichiamo – conclude Auricchio – che l’organico della struttura penitenziaria venga rinforzato quanto prima”. (Fonte Ansa e Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev).

 

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