ROMA – Pena di morte per chi contagia. Fino a 15 anni per chi diffonde fake news.
I tribunali in diverse parti della Cina hanno annunciato le linee guida sull’uso della legge contro la diffusione del coronavirus. Nello Heilongjiang, provincia di nordest, la Higher People’s Court ha optato per le maniere forti prevedendo addirittura la pena di morte, in base all’addebito di “minaccia alla sicurezza pubblica con mezzi pericolosi”, che comporta appunto anche la pena capitale. La Corte, in un avviso ripreso dal South China Morning Post, ha previsto poi che la diffusione di fake news può costare fino a 15 anni di carcere.
Oms: “Non è ancora una pandemia”
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha affermato oggi che l’epidemia di polmonite virale da coronavirus determinatasi in Cina “non costituisce ancora una pandemia”. “Attualmente, non siamo ancora in una situazione di pandemia”, termine che si riferisce ad una situazione di propagazione mondiale di una malattia, ha dichiarato alla stampa Sylvie Briand, direttrice del dipartimento Preparazione mondiale ai rischi infettivi dell’Oms.
“Non siamo in una situazione di pandemia; al contrario – ha rilevato Briand – siamo in una fase in cui si ha una epidemia con focolai multipli”. La malattia ha infatti ucciso più di 425 persone e gli infetti sono oltre 20mila in Cina, nella quasi totalità sono persone localizzate nella provincia dello Hubei, epicentro dell’epidemia. La malattia si è diffusa in 24 paesi dalla sua prima comparsa lo scorso dicembre. Briand sottolinea che mentre c’è una rapida diffusione della trasmissione nello Hubei, i casi fuori dalla provincia hanno sporadici gruppi di trasmissione. Allo stesso tempo, le autorità cinesi hanno preso misure drastiche per fermare la trasmissione, mentre gli altri paesi coinvolti hanno anch’essi varato misure per evitare la diffusione del virus. “Speriamo che basandoci su queste misure in Hubei ma anche negli altri paesi, potremo fermare la trasmissione e liberarci del virus”, ha concluso.