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Coronavirus, stretta per contenere contagi. Quello che resta aperto: là dove si lavora ancora

ROMA – Il premier Conte ha annunciato una nuova stretta sulle attività produttive con lo scopo di contenere i contagi e i decessi da coronavirus che nella giornata di sabato 21 marzo hanno toccato la nuova cifra record di 793 con un incremento del 19,7%. 

Il provvedimento con le nuove misure restrittive annunciate dal premier sarà in vigore da lunedì 23 marzo. Ma quali sono le attività considerate essenziali? 

Nel settore del commercio, fino a oggi decreti ed ordinanze hanno ovviamente risparmiato la distribuzione di generi alimentari, sia quelli al dettaglio sia i supermercati. Aperte anche le farmacie e le edicole, oltre a tutta una serie di attività di supporto  alla vita quotidiana dei cittadini costretti a stare in casa, dai ferramenta ai venditori di prodotti informatici fino alle lavanderie. Garantiti anche i trasporti. 

Sul fronte della produzione, in base ai codici Ateco che servono all’Istat a classificare le attività economiche, sono 80 le attività ritenute essenziali che continueranno ad operare. Si va dall’agricoltura all’alimentare, dalla farmaceutica alla chimica, dall’industria tessile (escluso l’abbigliamento) ai trasporti, fino alle attività di magazzinaggio. E ancora: in funzione resterà il comparto dell’energia e degli acquedotti, la raccolta e smaltimento dei rifiuti, l’installazione di impianti elettrici e idraulici a tutte le attività di manutenzione e riparazione di apparecchi e macchinari vari. In funzione anche i call center. 

Come spiega Paolo Baroni su La Stampa, ci sono settori le cui produzioni sono considerate indispensabili. Si tratta di chi produce carta, plastica e vetro, prodotti che servono per confezionare cibi, bevande e medicinali. La lista comprende anche le coltivazioni agricole e della produzione di animali, la pesca e l’acquacoltura, le industrie alimentari e le industrie delle bevande.

Scrive Baroni: “Quindi ci sono una serie di attività dalla produzione di carta alla confezione di camici e divise alla produzione di spago e corde alla manutenzione e riparazione di macchinari agricoli e trattori funzionali al settore primario e all’agroindustria. Ma in parte anche alla farmaceutica, che a sua volta è un settore essenziale e (come l’alimentare) non può fare a meno di camici e carta e dei macchinari per il confezionamento ma anche delle industrie che producono articoli in gomma, articoli in materie plastiche e vetrerie”.

 Essenziale è anche la produzione chimica, quella della raffinazione del petrolio, la fabbricazione di refrattari e la lavorazione e produzione dell’alluminio. Comprese nella lista le forniture di energia, la raccolta e il trattamento della fornitura di acqua, la gestione reti fognarie, raccolta, trattamento e smaltimento rifiuti, risanamento e altre attività servizi di gestione dei rifiuti. Comprese anche alcune attività trasversali che vanno dalla riparazione di autoveicoli al commercio all’ingrosso di carta e cartone e di articoli anti incendio e anti infortunistici, fino all’installazione di impianti di vario tipo.

C’è poi il comparto dei trasporti che prevede taxi, attività di magazzinaggio, corrieri e servizi postali; c’è il comparto dell’informazione e della comunicazione e la ricerca scientifica e ci sono servizi finanziari e assicurativi. Nella pubblica amministrazione sono classificati essenziali le attività legate all’assicurazione sociale obbligatoria erogata dall’Inps, l’istruzione che in questo momento è però ferma ed opera, dove può, a distanza, e ovviamente l’assistenza sanitaria, i servizi di assistenza sociale residenziale e l’assistenza sociale non residenziale.

Fonte: La Stampa

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