ROMA – Prepariamoci a restare in casa un altro mese. Non il 3 aprile torneremo a uscire, nemmeno a Pasqua (il 12), né dopo Pasqua (il 18). Prepariamoci a segnarci la data del primo maggio sul calendario. Dipende dal virus, ovviamente. Ma dipende, purtroppo, anche dal rispetto dei divieti: sabato 5mila multe sulle strade, in 50 addirittura a spasso nonostante la positività conclamata. Troppi trasgressori (il doppio rispetto al giorno prima) allungano inevitabilmente il lockdown.
Il 3 aprile quale data di rientro, sia pur parziale, alla normalità, è andato. Lo dice l’Istituto Superiore di Sanità: serviranno altri 15 giorni, dopo Pasqua si leggono i dati e si rifà il punto. Quindi il 18 aprile?
Nemmeno. Proprio la poca responsabilità di chi continua a muoversi avrebbe convinto il Viminale – super impegnato a gestire i controlli capillari su strada – a spostare ancora più in là la riapertura. “E tanto basta per confermare quella linea del governo che ha già stabilito una conferma delle chiusure fino al 18 aprile e una possibile nuova proroga fino a maggio”, ha scritto sul Corriere della Sera Fiorenza Sarzanini.
Unica voce politica che reclama una fine più accelerata del lockdown è quella di Matteo Renzi: “Le fabbriche devono riaprire prima di Pasqua. Poi il resto. I negozi, le scuole, le librerie, le Chiese”. Si è beccato, Renzi, la reprimenda della comunità scientifica e l’accusa di alimentare “false illusioni”. Un mese, ancora, di passione, ci attende. Fino alla fine di aprile toccherà mettersi l’anima in pace. (fonte Corriere della Sera)