ROMA – Anche Nicola Magrini, Direttore Generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco, è positivo al coronavirus. Il farmacologo si è sottoposto a tampone e da ieri, 5 aprile, come previsto dalla normativa, è in isolamento.
Magrini sta bene, rende noto l’Aifa, e continuerà a svolgere il suo lavoro da remoto. Tutti coloro che sono stati in stretto contatto con lui saranno poste in isolamento domiciliare fino a verifica del loro stato rispetto al virus Covid-19.
Coronavirus, i farmaci autorizzati dall’Aifa
L’Agenzia Italiana del Farmaco, insieme alla sua Commissione Tecnico Scientifica, è costantemente impegnata nella gestione dell’emergenza COVID-19 per quanto riguarda i farmaci utilizzati dai pazienti in questa pandemia. Alcuni di questi medicinali sono disponibili esclusivamente all’interno di sperimentazioni cliniche mentre altri che sono disponibili sul mercato con altre indicazioni terapeutiche sono stati messi a disposizione a carico del SSN con specifici provvedimenti.
In alcuni casi si rende necessario passare attraverso delle sperimentazioni cliniche in quanto la mancanza totale di dati di efficacia e sicurezza richiede un protocollo di studio definito al fine di garantire al meglio la sicurezza dei pazienti e l’eticità della prescrizione.
Per tale ragione la CTS sta quotidianamente valutando ed aggiornando la lista degli studi che vengono proposti con lo scopo di capire quali terapie potrebbero offrire, in tempi rapidi, la migliore efficacia nella cura e prevenzione del Covid 19.
Per fare ciò sono state predisposte dalla CTS di AIFA delle schede che rendono espliciti gli indirizzi terapeutici entro cui è possibile prevedere un uso controllato e sicuro nell’ambito di questa emergenza. Le schede riportano in modo chiaro le prove di efficacia e sicurezza oggi disponibili, le interazioni e le modalità d’uso raccomandabili nei pazienti COVID 19. Nello stesso formato, vengono individuati i farmaci per cui è bene che l’utilizzo rimanga all’interno di sperimentazioni cliniche controllate.
In particolare, al momento si ritiene opportuno non raccomandare l’associazione di idrossiclorochina e lopinavir/ritonavir o darunavir/cobicistat. Tale decisione è dettata dall’acquisizione di dati che, a fronte di evidenze ancora incerte di un miglioramento dell’efficacia a seguito della combinazione, indicano un rischio di potenziamento degli effetti tossici quando tali farmaci sono somministrati insieme.
Favipiravir (Avigan)
Nella seduta del 23 marzo la Commissione Tecnico Scientifica dell’Aifa ha dato il via libera alla valutazione di un programma di sperimentazione clinica per valutare efficacia e sicurezza del medicinale favipiravir nella malattia COVID-19.
“Il Comitato – ha commentato il ministro della Salute Speranza all’annuncio della decisione di Aifa- sta sviluppando un programma di sperimentazione e ricerca per valutare l’impatto del farmaco nelle fasi iniziali della malattia. Nei prossimi giorni i protocolli saranno resi operativi, come già avvenuto per le altre sperimentazioni in corso”.
Tocilizumab
Su questo medicinale, già utilizzato nel trattamento di altre patologie come l’artrite reumatoide, è in corso uno studio multicentrico di fase 2 sulla sua efficacia e sicurezza nel trattamento di pazienti con polmonite da COVID-19 .
Lo studio, che dovrebbe terminare entro la metà del mese di maggio 2020, nasce dai risultati di un’esperienza resa nota da ricercatori cinesi (Xiaoling Xu, Mingfeng Han, Tiantian Li et al. Effective Treatment of Severe COVID-19 Patients with Tocilizumab. chinaXiv: 202003.00026v1) secondo cui il tocilizumab ha prodotto incoraggianti benefici clinici e nei parametri di laboratorio in 21 pazienti affetti da polmonite severa o critica COVID-19.
Tocilizumab è un anticorpo monoclonale diretto contro il recettore dell’IL-6, uno dei mediatori dell’infiammazione che consegue alla risposta immunitaria contro il virus che si realizza a livello degli alveoli polmonari. Tale risposta immunitaria e la conseguente “tempesta citochinica” finiscono con il produrre un significativo danno al parenchima polmonare che riduce notevolmente la funzionalità respiratoria.
Remdesivir
L’Italia partecipa a due studi di fase 3 promossi da Gilead Sciences per valutare l’efficacia e la sicurezza della molecola sperimentale Remdesivir negli adulti ricoverati con diagnosi di COVID-19.
Gli studi saranno inizialmente condotti presso l’Ospedale Sacco di Milano, il Policlinico di Pavia, l’Azienda Ospedaliera di Padova, l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma e l’Istituto Nazionale di Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani. Sono in identificazione, in collaborazione con AIFA, altri centri in Regioni con alta incidenza dell’infezione da coronavirus per l’inclusione negli studi.
Associazione di farmaci Lopinavir-Ritonavir
Un primo studio su malati Covid-19 è stato effettuato a Wuhan (Cina) per testare l’efficacia della combinazione dei farmaci Lopinavir-Ritonavir. I protocolli attualmente in uso presso i principali centri clinici, nonché le più recenti Linee guida SIMIT Lombardia, prevedono l’utilizzo di questi medicinali in fasi più precoci e in pazienti meno compromessi di quelli su cui è stata effettuata la sperimentazione in Cina. L’Aifa comunica che è stata osservata una tendenza verso la riduzione della permanenza in unità di terapia intensiva a favore dell’associazione di questi farmaci. (Fonti: Ansa, Aifa)