Coronavirus, l'infettivologo Galli: "A che serve entrare uno alla volta in negozio se si sta ore in fila" Coronavirus, l'infettivologo Galli: "A che serve entrare uno alla volta in negozio se si sta ore in fila"

Coronavirus, l’infettivologo Galli: “A che serve entrare uno alla volta in negozio se si sta ore in fila”?

ROMA – A cosa serve entrare uno per volta in negozio, se poi si sta ore in fila? Se lo domanda Massimo Galli, primario di Malattie Infettive all’Ospedale Sacco di Milano che in collegamento con la trasmissione Agorà, su RaiTre, lancia un monito.

“Non ha senso ha misurare la febbre all’ingresso dei grandi centri commerciali – spiega l’infettivologo – la febbre va misurata all’inizio della coda”.

“Perché la fila ti costringe a una convivenza per ore con le 4 persone davanti e le 4 dietro, e non sempre il metro minimo di distanza è rispettato”.

In merito alle lunghe file di fronte ad alcuni negozi e alle misure di sicurezza adottate per garantire le riaperture nella Fase 2, Galli non ha dubbi.

“La fila va distanziata con dei segnali che non dovrebbero esser varcati. Perché quello è un momento in cui si sta in coda anche per un periodo lungo, peggio che mai se si sta al chiuso”. 

“La distanza di sicurezza da mantenere – ha ricordato – è quella di un metro. Ma se una persona fa uno starnuto o un colpo di tosse, potrebbe non bastare la distanza di un metro e ottanta”.

Galli: “Scuole più pericolose delle palestre”

Per Massimo Galli le scuole sono più pericolose delle palestre. “Cinque ore di stazionamento in classe dei bambini – spiega – con un distanziamento virtuale inesistente, rappresentano un incubatore perfetto per il virus”.

“In palestra non ci stai 5 ore e probabilmente è più facile mantenere il distanziamento”.

“Da sempre – prosegue l’esperto – per le malattie a trasmissione aerea, le classi a scuola rappresentano un incubatore perfetto per il contagio, come dimostra l’influenza stagionale. Siamo un paese in cui non ci si vaccina e le classi sono ogni anno gli incubatori dell’influenza, che viene poi passata agli adulti”. (Fonte: Agorà).

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