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Coronavirus, anche giovani in terapia intensiva. Professor Galli: “Sono pochi contagiati, ma restino a casa”

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Coronavirus, anche giovani in terapia intensiva. Professor Galli del Sacco: “Sono pochi ma restino a casa” (foto Ansa)

MILANO –  Per evitare che salga il numero (per ora basso) dei giovani contagiati da coronavirus, Massimo Galli, direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Luigi Sacco di Milano, si dice assolutamente d’accordo della necessità dello stop alla movida in tutta Italia decisa dal Governo la sera di ieri. 

“A costo di essere detestato, – spiega Galli a Repubblica in un articolo a firma zita Dazzi – dico che i locali e i punti di aggregazione vanno chiusi pure nelle regioni non ancora intensamente coinvolte dal problema. Gli adolescenti si considerano immortali. Ma ci sono anche giovani in rianimazione con problemi decisamente seri. Trentenni e anche più giovani. Pochi casi, ma ci sono”.

Il virologo sta in trincea dato che lavora al Sacco di Milano. Il medico invita a “evitare le psicosi: bisogna dire no all’allarmismo, no al panico” che ha assalito i genitori in mezza Italia dopo la diffusione di un file audio di un anestesista dell’ospedale Niguarda di Milano che parlava di “ventenni intubati”. 

L’audio è stato diffuso da Dagospia e smentito con vigore dall’ospedale milanese: “Una menzogna e una porcheria inqualificabile”, aggiunge il professor Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele, che in questi giorni sta prendendo in carico pazienti della sanità pubblica per alleggerire il carico degli ospedali al centro dell’epidemia. Prosegue Zangrillo: “Noi abbiamo 27 persone in terapia intensiva, sei sono guariti e ce n’è uno di 18. Ma uno. E capita anche in periodi normali che un giovane possa ammalarsi di polmonite. L’età media dei pazienti è 70 anni”.

Anche il professor Galli commenta l’audio diffuso spiegando che non c’è nessuna selezione sui pazienti da intubare: “Non conosco anestesista che dica: ‘Io non curo quello’, ma solo, in casi estremi: ‘Io non mi accanisco a curare’. C’è una legittima e logica desistenza terapeutica che scatta quando uno ha così tante malattie che ogni sforzo diventa sbagliato sotto ogni aspetto. Ma nessuna selezione ex ante”.

Coronavirus, pochi giovani in terapia intensiva in Lombardia e Veneto. 

Secondo i dati ufficiali diffusi quotidianamente dalla Protezione civile, solo l’1 per cento dei malati sotto ai 60 anni muore per questa infezione.

Anche in Lombardia i giovani sono i meno colpiti. A colpire è invece il dato sui ricoverati che per un terzo sono persone di mezz’età e quindi non anziani. L’assessore regionale lombardo Giulio Gallera conferma che il 22 per cento di chi è in terapia intensiva in Lombardia ha più di 75 anni, il 37 per cento ha tra i 65 e i 74 e l’8 per cento tra i 25 e i 49 anni. Non ci sono pazienti sotto i 25 anni.

Riportando alla lettera Repubblica, “anche i dati del Veneto parlano chiaro: non c’è alcun ricovero sotto i 24 anni, mentre nella fascia d’età tra i 25 e i 44 anni i ricoveri sono 9, di cui due in terapia intensiva. Anche in Veneto, c’è invece un problema per gli adulti: tra i 45 e i 64 anni i ricoveri sono 70, di cui 16 in terapia intensiva. Poi si passa alla fascia degli anziani: tra i 65 e i 74 anni i ricoveri sono 45, di cui 14 in terapia intensiva; tra i 75 e gli 84 anni i ricoveri sono 76 (18 in terapia intensiva), e sopra gli 85 anni i ricoveri sono 37 (uno in terapia intensiva)”.

“I dati tranquillizzano i genitori dei ragazzi e dei bambini, anche se tutti i medici sottolineano che i più piccoli possono essere asintomatici, quindi molto pericolosi per il contagio dei nonni”.

Fonte: Repubblica 

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