Coronavirus in Italia circola e c’è. Quanti contagiati oltre i pazienti di Codogno?

di Riccardo Galli
Pubblicato il 21 Febbraio 2020 - 09:47 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus in Italia circola e c'è (e si contrae senza andare in Cina). Quanti contagiati oltre il paziente di Codogno?

Coronavirus in Italia circola e c’è. Quanti contagiati oltre il paziente di Codogno? (Foto Ansa)

ROMA – Coronavirus in Italia c’è. E’ una brutta notizia, notizia che non solo si sperava ma si credeva fosse possibile non si concretizzasse mai. Solo tre erano stati finora gli affetti da coronavirus ricoverati in Italia e tutti e tre per così dire di importazione: la coppia di anziani turisti cinesi ammalatisi in Italia ma che avevano contratto il virus in Cina e l’italiano ricoverato allo Spallanzani ma contagiato anche lui in Cina. Insomma il contenimento del virus al di là delle frontiere sembrava aver funzionato. Molta prevenzione, molta attenzione, un po’ di fortuna e finora le autorità sanitarie potevano dire a ragione che coronavirus in Italia non c’è.

Potevano, ora dopo il caso registrato a Codogno nel lodigiano, che coronavirus in Italia non ci sia non può più dirsi. Coronavirus in Italia c’è perché l’uomo risultato positivo al virus, ricoverato e in preoccupanti condizioni per grave deficienza respiratoria non era stato in Cina. Quest’uomo coronavirus non l’ha contratto in Cina, il contagio è avvenuto in Italia. 

E’ una brutta notizia, preoccupante. Anche se va mantenuto il senso delle proporzioni. Un caso di contagio o anche qualche caso di contagio non testimoniano di epidemia né raccontano di pericolo incombente. Inutile dire niente allarmismi, l’allarmismo sarà, già è pane quotidiano e latte dentro cui inzupparlo. Se si pensa che in Toscana nei giorni scorsi i lavoratori in alcuni uffici non volevano funzionassero laboratori di analisi per persone di ritorno dalla Cina ubicati nello stesso edificio degli uffici…Non ci sarà panico ma allarmismo a pioggia, catinelle, fontane di allarmismo da ogni televisione e social network questo è garantito.

E sarà inutile spiegare che il contagio non avviene se non per stretto contatto fisico, non avviene per fulminazione. Come è stato sostanzialmente inutile spiegare che coronavirus è nato in una provincia della Cine ma non è “cinese” e quindi non sta nel corpo dei cinesi. Ogni richiamo ad evitare allarmismo sarà vissuto e sentito come una conferma di allarme. Quindi non sarà facile tenere l’opinione pubblico al riparo da se stessa.

E nel frattempo fare quel che va fatto contro coronavirus. Perché allarmismo non si dovrebbe ma mobilitazione si deve. Coronavirus per quel che se ne sa di sicuro ha una grande forza specifica: la velocità di contagio (nave Diamond Princess sta lì a dimostrarlo, 600 e passa contagiati nel fallito esperimento giapponese di contenere tutto e tutti su una nave lazzaretto).

Grande velocità di contagio di un virus che purtroppo in Italia c’è. Se c’è, e c’è, coronavirus circola. Con quante persone e quali il paziente di Codogno ha avuto contatti stretti prima di recarsi al Pronto Soccorso di un ospedale? (Pronto Soccorso e strutture limitrofe non a caso subito chiuse e sottoposte a operazioni di disinfezione). Se un Pronto Soccorso diventa il luogo di un possibile contagio perché lì è passato un contagiato, a maggior ragione hanno rischiato o rischiano il contagio le persone che col paziente avevano contatti e rapporti. E se davvero il paziente ha contratto coronavirus in una cena con un amico che lui sì era stato in Cina, dove è ora questa persona? E’ un portatore asintomatico? Mostra sintomi? Chi è? Quante persone può a sua volta aver contagiato? 

Su scala minima ci si trova qui in Italia di fronte allo stesso problema che hanno dovuto affrontare in Cina: fermare la diffusione del virus fermando, bloccando di fatto le attività umane. Su scala minima, anzi microscopica rispetto alla Cina. Ma le persone che hanno avuto contatti con il paziente di Codogno vanno trovate ed esaminate, va ricostruita la catena dei contatti e in caso di altri contagi va spezzata la catena dei contagi con misure di isolamento e cura. Si stima che coronavirus abbia una potenzialità di contagio di uno a tre, forse uno a quattro. Rapporto quantitativo di contagio che va moltiplicato ovviamente per la variabile tempo, il tempo che trascorre prima della misura di isolamento.

Occorre dunque fare in fretta. In fretta e sul serio. Con calma precisione e competente determinazione. Si può fare e si farà. Anche in un paese sostanzialmente isterico.