Coronavirus in Italia, il mistero dei focolai: chi sono i “pazienti zero”?

Coronavirus in Italia, il mistero dei focolai: caccia ai "pazienti zero"
Coronavirus in Italia, il mistero dei focolai: caccia ai “pazienti zero” (nella foto ANSA Codogno)

ROMA – Oltre 130 casi in Italia, almeno due focolai riconosciuti, Codogno (Lodi) e Vo’ Euganeo (Padova), e una domanda ancora senza risposta: tutti questi contagiati, da dove si sono presi il coronavirus? Una domanda non oziosa, visto che, almeno all’inizio di una possibile epidemia, risalire fino alla sorgente è fondamentale per tracciare tutti i contatti e i possibili contagi.

Dei “sospettati”, in realtà, c’erano. Nel focolaio lombardo, nella zona del Lodigiano, tutto sembrava portare alla cena, a fine gennaio, tra il cosiddetto ‘paziente 1’, il 38enne ricoverato in terapia intensiva e primo caso autoctono registrato in Italia, e appunto il probabile ‘paziente zero’, un manager che era tornato da poco dalla Cina. A partire da quella sera si è iniziato a tracciare tutto quello che è successo dopo, gli incontri, gli impegni pubblici, i viaggi.

Ma il sospettato ha un alibi di ferro: è sano, non ha il coronavirus, e stando all’analisi sugli anticorpi non ha avuto infezioni di recente. ​Gli anticorpi sono infatti una sorta di registro che raccoglie in forma molecolare le tracce delle infezioni cui il nostro sistema immunitario è chiamato a far fronte. Nel caso dei virus per esempio, si attivano specifiche cellule del sistema immunitario che riescono a rispondere alle specifiche proteine che costituiscono l’involucro esterno del virus. Non sempre il sistema immunitario riesce a riconoscere i virus e a contrastarlo, tuttavia in ogni caso di sviluppa una risposta che poi rimane nell’organismo anche dopo che l’infezione è finita. Sono proprio questi specifici anticorpi che sono stati cercati invano dai ricercatori dell`istituto Superiore di Sanità. In sostanza, il paziente zero non lo è, e da ieri sera è ripartita la caccia all’origine del contagio, che potrebbe anche essere, anzi a questo punto è probabile, uno dei soggetti già individuati e ricoverati.

Stesso discorso per il Veneto: dopo una giornata di incertezza, ieri le indagini sembravano essere arrivate a una svolta con l’identificazione di un gruppo di 8 cinesi residenti nella zona di Vo’ Euganeo, soliti frequentare il bar dove si è ammalato l’uomo contagiato e poi deceduto. Subito è stato fatto il tampone a tutti, ma il risultato sono state otto negatività. Un fatto definito dal governatore Zaia  “preoccupante”. “Vuol dire che il virus è più ubiquitario di quanto si potesse pensare” ha aggiunto Zaia.

Ed è anche l’impossibilità al momento di tracciare con certezza la nascita e l’evoluzione del contagio ad aver portato il governo alle scelte draconiane adottate ieri sera. ​”Le strutture sanitarie non sono riuscite a individuare il paziente zero. E’ difficile prevedere la diffusione. È stato giusto a questo punto chiudere i territori”, ha sintetizzato Angelo Borrelli, Capo Dipartimento della Protezione Civile. (fonte AGI)

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