Coronavirus in Lombardia, caccia al paziente zero

Coronavirus in Lombardia, caccia al paziente zero
Coronavirus in Lombardia, caccia al paziente zero (Foto Ansa)

MILANO  –  E’ caccia alla persona da cui è partito il contagio da coronavirus arrivato a 14 persone in Lombardia, tra cui cinque medici dell’ospedale di Codogno (Lodi).

L’uomo indicato come il possibile paziente zero, rientrato dalla Cina il 21 gennaio con un volo dell’Air China, è risultato infatti negativo ai test fatti all’ospedale Sacco di Milano.

I suoi campioni sono stati inviati all’Istituto Superiore di Sanità di Roma per cercare gli anticorpi al virus (quelli che si formano in caso di guarigione), perché potrebbe essere stato malato e poi guarito, ma se dovessero risultare anche questi negativi, bisognerà allora ripartire da capo e tentare di risolvere quello che sembra un vero e proprio “giallo”.

Il ‘caso indice’, cioè il contagiato che permette di individuare la malattia, è il 38enne lodigiano ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Codogno dal 19 febbraio. Di fronte alle domande degli anestesisti, ha precisato l’assessore lombardo al Welfare, Giulio Gallera, “la moglie (anche lei positiva al virus) ha ricordato che ai primi di febbraio il marito si era incontrato più volte con un amico tornato di recente da un viaggio in Cina”.

Questi, il presunto paziente zero che avrebbe contagiato il caso indice, è un dipendente della Mae di Fiorenzuola d’Arda (Piacenza), attualmente isolato all’ospedale Sacco di Milano, ma sta bene, non ha avuto sintomi, salvo una leggera febbre ed è risultato negativo ai test per il coronavirus.

Tuttavia, la Regione Emilia-Romagna ha fatto sapere che sono in corso ulteriori ricerche “per capire se può essere risultato infetto nei giorni passati”.

Lo stesso assessore Gallera è stato chiaro: “Ancora non sappiamo da chi si è diffuso il virus, potrebbe non essere dal paziente zero, o potrebbe darsi anche che questi sia guarito. Non abbiamo la certezza di quale sia il caso” da cui è partito il contagio. “La mancanza di certezza è la difficoltà maggiore che stiamo affrontando. Si brancola un pochino nel buio”, anche perché “stiamo costruendo un modello che non esiste anche in Europa”.

Come ha precisato Maria Gramegna, della direzione generale Welfare, “il problema che questa persona sia risultata negativa potrebbe dipendere dal fatto che quando la persona guarisce, il virus viene eliminato. Il test quindi potrebbe non trovarlo più”.

Per questo motivo i suoi campioni sono stati inviati all’Istituto Superiore di Sanità (Iss) a Roma, per cercare gli anticorpi al virus. Come ha spiegato all’ANSA l’epidemiologo dell’Iss, Gianni Rezza, questi dovrebbero “arrivare a notte fonda e i risultati saranno pronti domani. Se saranno negativi anche questi, allora significa che il contagio è partito da un’altra persona e ricominciare da capo la ricerca tra tutti i contatti dell’uomo. La situazione è un po’ complicata”. (Fonte: Ansa)

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