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Coronavirus, Luca Ricolfi: “I morti potrebbero essere il triplo di quelli ufficiali”

ROMA – Per il sociologo Luca Ricolfi, intervistato dal Giornale, “l’evidenza che suggerisce che i numeri dei morti per corovonavirus non sono quelli ufficiali è frammentaria, ma molto convincente perché tutti gli indizi convergono nel farci ritenere che il numero di morti potrebbe essere il triplo dei morti rilevati dalla Protezione Civile, e che la mortalità al Sud potrebbe essere anche 10 volte quella ufficiale”.

“Non credo che le autorità sottostimino la diffusione – spiega – semplicemente non vogliono che anche noi sappiamo quel che loro sanno perfettamente”.

Ma la segregazione in casa, addirittura per due mesi con danni economici devastanti, almeno serve?

“Sì e no. Sì, perché, dopo il duplice lockdown del 5 e del 9 marzo (chiusura scuole + chiusura totale), il numero giornaliero di nuovi contagiati ha quasi immediatamente smesso di crescere, (almeno secondo la ricostruzione della Fondazione Hume, basata sulla dinamica recente delle morti e delle ospedalizzazioni)”.

“Ma attenzione – continua – meno nuovi contagi quotidiani non significa che si è fermato il contagio, ma solo che il numero di nuovi infetti cresce a un ritmo via via più lento”.

“Il governo – spiega – fa bene a mantenere il lockdown perché un mese non può bastare, e finché non si arriva vicini a contagi-zero è estremamente imprudente riaprire. Al tempo stesso, però, non si può non rilevare che la curva di discesa è estremamente lenta”.

“E questo – continua ancora – è precisa responsabilità del governo, che non solo si è preso l’ enorme responsabilità di ritardare di 2 settimane il lockdown totale (è dal 25 febbraio che c’ erano gli elementi per capire che bisognava fermare tutto), ma non ha ancora fatto T-M-T, ossia le tre cose che avrebbero potuto abbreviare il percorso di uscita”.

T-m-t sta per?

“T come tamponi di massa, M come mascherine per tutti, T come tracciamento dei casi positivi e dei loro contatti. I paesi che hanno riportato vittorie significative nella lotta al virus (Cina, Corea del Sud, Singapore), hanno avuto successo perché hanno fatto queste cose”. (Fonte: Il Giornale).

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