Coronavirus, Cina ci ha messo 6 settimane, Italia inizia la terza: quindi a maggio stop (non fine)

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Marzo 2020 - 12:10 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus, Cina ci ha messo 6 settimane a uscirne, Italia inizia la terza: quindi a maggio stop (non fine)

Coronavirus maggio alt in Italia: in Cina 6 settimane per stop… (Foto Ansa)

ROMA – Coronavirus, Cina lo ha quasi fermato: nella provincia dello Hubei i nuovi contagi vanno verso lo zero, il governo sta valutando di togliere alcune rigide restrizioni alla vita pubblica a Pechino. Quasi fermato in Cina ora che è la prima decade di marzo. Per invertire la rotta del contagio (invertire la rotta, non spegnerlo che è altra e più lunga cosa) in Cina ci hanno messo sei settimane. Quello cinese è l’unico parametro di cui si dispone e questo parametro dice: un mese e mezzo perché finisca la fase detta della “diffusione esponenziale”, cioè della corsa veloce del contagio.

Sei settimane, un mese e mezzo il parametro temporale. Che però va combinato con l’altro parametro, quello del contesto in cui corrono il tempo e il virus. La Cina ha adottato provvedimenti drammatici, ha chiuso di fatto in casa decine di milioni di persone, ha vietato o fortemente limitato gli spostamenti individuali nelle città e tra le città. Restrizioni drastiche alla libertà personale che, fossero anche utili e necessarie, nessun governo occidentale potrebbe adottare e nessuna opinione pubblica occidentale potrebbe accettare. Comunque misure quelle cinesi ben lontane da quelle in vigore in Italia. Molto più drastiche. Un governo autoritario e una società civile culturalmente più avvezza al rispetto della gerarchia hanno reso possibile in Cina isolamenti e blocchi dei cittadini e quindi anche del coronavirus.

Le settimane cinesi quindi non sono dal punto di vista epidemiologico paragonabile a quelle italiane. Misure meno drammatiche e drastiche come quelle pur severe adottate in Italia allungano il parametro temporale cinese per lo stop all’espansione veloce di coronavirus. In Italia (e in Europa) ci vorrà più tempo di quanto non sia stato necessario in Cina, quanto di più è impossibile dire, ma di certo di più.

L’Italia è alla terza, all’inizio della terza settimana da quando il contagio è conclamato e osservato. Coi tempi cinesi dunque un altro mese perché la fase di “diffusione esponenziale” abbia termine (ad oggi contagio raddoppia in Italia ogni 2,6 giorni). Quindi metà di aprile. Ma i tempi non saranno, non potranno essere cinesi, quindi qualche settimana in più occorrerà. Si può legittimamente sperare (sperare, non essere certi) che a maggio ci sarà finalmente lo stop alla corsa e crescita del contagio. Lo stop, non la fine. La fine sarà quando buona parte della popolazione avrà sviluppato anticorpi o per via di contagio senza conseguenze o con conseguenze minime o per via di vaccino.

Maggio, nel frattempo non tutto resterà come oggi. Altre Zone Rosse si intravedono o si temono (Bergamasco, Piemonte) e occorrerà che su tutto il territorio nazionale, con calma ma con serietà, si faccia appunto sul serio nel distanziamento sociale nella vita quotidiana. Bisognerà fare sul serio che nei negozi o nei bar e negli uffici e sui mezzi di trasporto e perfino nelle cene private non ci si affolli, non ci si respiri addosso.

Sarà dura, durissima. Sarà un anno in perdita, massiccia. Perdita di soldi, redditi, guadagni, perfino aziende e posti di lavoro. Perdita di serena vita sociale. Se vogliamo che questo anno terribile cominci a finire a maggio e non oltre, bisogna che in libertà facciamo tutti noi almeno un po’ di quello che i cinesi hanno fatto sotto costrizione.