Coronavirus, l’infettivologo Massimo Galli: “In quarantadue anni di professione non ho mai visto niente di simile”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Marzo 2020 - 09:29 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus, Ansa

Coronavirus, l’infettivologo Massimo Galli: “In quarantadue anni di professione non ho mai visto niente di simile”

ROMA – “In quarantadue anni di professione non ho mai visto niente di simile (…). Chi ha cercato di infondere tranquillità non ha considerato le potenzialità di questo virus“.

A parlare, intervistato dal Corriere della Sera, è il professor Massimo Galli, il primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano.

“È accaduto – spiega – quello che molti di noi temevano e speravano non accadesse. Il virus ha dimostrato di aver eluso i criteri di sorveglianza. L’ epidemia ha a tutti gli effetti conquistato una parte d’ Italia. Ci troviamo a dover gestire una grande quantità di malati con quadri clinici importanti. Sta succedendo qualcosa di grave, non soltanto da noi ma anche in Germania e Francia, che potrebbero ritrovarsi presto nelle nostre stesse condizioni e non glielo auguro. Stiamo trattando una marea montante di pazienti impegnativi”.

“I quadri clinici gravi – continua – non fanno pensare che l’ infezione sia recente. È verosimile che i ricoverati abbiamo alle spalle dalle due alle quattro settimane di tempo intercorso dal momento in cui hanno preso il virus allo sviluppo di sintomi molto seri, dalla semplice necessità di aiutarli con l’ ossigeno fino a doverli assistere completamente nella respirazione”.

Il paragone con l’influenza?

“Chi ha cercato di infondere tranquillità, e li capisco, non ha considerato le potenzialità di questo virus. In quarantadue anni di professione non ho mai visto un’ influenza capace di stravolgere l’ attività dei reparti di malattie infettive. La situazione è francamente emergenziale dal punto di vista dell’ organizzazione sanitaria. È l’ equivalente dello tsunami per numero di pazienti con patologie importanti ricoverati tutti insieme”.

Le misure del Governo hanno funzionato?

“È stato fatto tutto ciò che era possibile e adesso bisogna continuare con le restrizioni, cercando di evitare il più possibile l’ affollamento. Purtroppo il virus è entrato in Italia prima che si cominciasse a ostruirgli la strada con la chiusura dei voli dalla Cina. La penetrazione nel nostro Paese è precedente, circolava già prima della fine di gennaio anche a giudicare dall’impennata di questi ultimi giorni. Sono tutti contagi vecchi per la maggior parte. Risalgono agli inizi di febbraio, qualcuno anche a prima”.

Questa malattia quindi si sviluppa lentamente?

“È esattamente così. Ha più fasi e si esprime nella sua massima gravità anche a 7-10 giorni dalla comparsa dei primi sintomi. È molto probabile che dietro tutti i pazienti gravi ce ne siano altrettanti infetti ma meno gravi. Per usare un termine tipico dell’ epidemiologia, questa è solo la punta dell’ iceberg. Anche la migliore organizzazione sanitaria del mondo, e noi siamo tra queste, rischia di non reggere un tale impatto”.

Fonte: Il Corriere della Sera.