Coronavirus, medici e infermieri: "Mascherine, kit protettivi e tamponi o proteste" Coronavirus, medici e infermieri: "Mascherine, kit protettivi e tamponi o proteste"

Coronavirus, medici e infermieri: “Mascherine, kit protettivi e tamponi o proteste”

Coronavirus, medici e infermieri: "Mascherine, kit protettivi e tamponi o proteste"
Coronavirus, medici e infermieri: “Mascherine, kit protettivi e tamponi o proteste” (Foto archivio Ansa)

ROMA  –  Medici e infermieri in Italia uniti nella lotta al coronavirus ma anche nella richiesta di sicurezza: mascherine e kit protettivi o scatta l’agitazione. 

A chiederlo sono Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, e Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, ma anche, dal fronte tristemente caldo della Lombardia, Paola Pedrini, segretario regionale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) Lombardia. 

L’assenza di dispositivi di protezione individuale come le mascherine forniti soprattutto agli ospedali e la carenza di personale “lasciano scoperta o rendono pericolosa l’assistenza nelle strutture e sul territorio: si intervenga subito, oggi, non domani perché ogni ora persa è una battaglia persa contro COVID-19”, l’allarme lanciato da Filippo Anelli e Barbara Mangiacavalli, che annunciano: “Una mancata risposta da parte del Governo comporterà azioni forti di protesta”. 

Su oltre 2.300 professionisti positivi a COVID-19 oltre l’80% (quasi 1.900) sono medici e infermieri, ricordano Anelli e Mangiacavalli. E, per tutti, le prospettive sono quelle di un rischio altissimo senza gli adeguati dispositivi di protezione personale e di un livello di stress per la carenza di organici che lascerà il segno anche dopo l’emergenza COVID-19. “Nessuno si tirerà mai indietro, è chiaro – affermano – e la miglior testimonianza di questo la danno i cittadini con la loro gratitudine e gli stessi professionisti con l’impegno profuso nel salvare vite”.

“Si devono ridefinire le priorità nella lotta al nuovo Coronavirus – dichiara Filippo Anelli – mettendo subito in sicurezza medici e infermieri, come strategia primaria di sanità pubblica. Sentiamo tutta la responsabilità di rappresentare categorie professionali alle quali non è stato garantito il diritto alla sicurezza. Una situazione inverosimile, indegna di una società civile, che mette in pericolo la salute pubblica. Chiediamo che si individuino i responsabili e che la fornitura dei DPI diventi una priorità del Governo, un tema di sicurezza nazionale, perché la salute dei nostri cittadini merita questo”.

E’ “necessario estendere l’utilizzo del test con tampone a tutti i medici asintomatici che trattano i pazienti con Covid-19, per impedire una diffusione impropria del contagio”, sottolinea ancora Anelli. Oggi, avverte, “medici e personale sanitario asintomatici ma positivi al nuovo coronavirus senza saperlo rappresentano, infatti, una mina vagante ed un enorme rischio negli ospedali”.  

“La situazione è insostenibile, stiamo pagando un prezzo altissimo. Qualche minuto fa è deceduto il segretario provinciale dei medici di famiglia di Lodi, un altro caro amico che se ne va. E’ stato sottovalutato il rischio nei confronti degli operatori, mancano dispositivi di protezione. Vogliamo sottolineare la nostra estrema preoccupazione”, sottolinea Anelli.

Lo stesso appello arriva da Paola Pedrini, che chiede più mascherine e kit protettivi, ma anche tamponi. Per questo la Fimmg Lombardia ha inviato una diffida alla Ats (Aziende di tutela della salute) di Regione Lombardia e al ministero della Salute, chiamati “a provvedere, entro 72 ore dal ricevimento della presente: all’immediata erogazione a tutti i medici di medicina generale e medici di continuità assistenziale, di kit completi ed in numero adeguato di dispositivi di protezione di qualità idonea a contenere sia il rischio di contrarre il virus che di esporre la popolazione ad involontario contagio”.

I medici generici chiedono anche che si provveda “nello stesso tempo, a sottoporre tutti i medici, infermieri e personale di studio e, nel caso di positività, famigliari e conviventi, ad adeguato test di valutazione dell’avvenuto contagio. E a concordare con le organizzazioni sindacali rappresentative di categoria le modalità di arruolamento dei professionisti, di organizzazione e di operatività delle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca). Si fa presente – sottolinea Pedrini nell’atto riportato da Adnkronos Salute – che i medici non opereranno e non potranno proseguire senza idonei dispositivi di protezione e senza protocolli predefiniti”. (Fonti: Agi, AdnKronos)

 

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