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Coronavirus, il sindacato dei medici: “Se i casi aumentano gli ospedali non reggono più di due mesi”

Allarme del maggiore sindacato dei medici ospedalieri italiani, l’Anaao-Assomed: “Se i casi di coronavirus aumentano gli ospedali non reggeranno oltre due mesi”

“Se i casi di coronavirus aumentano gli ospedali non reggeranno più di due mesi”: è l’allarme lanciato all’Ansa da Carlo Palermo, segretario del maggiore sindacato dei medici ospedalieri italiani, l’Anaao-Assomed. 

Con i numeri attuali della pandemia da Covid-19 “gli ospedali italiani potranno reggere almeno per cinque mesi. Al momento la situazione è gestibile”, ha detto Palermo all’Ansa. “Ma se dovessimo assistere ad un aumento esponenziale dei casi come sta accadendo in altri Paesi come la Francia allora il sistema ospedaliero avrebbe una tenuta di non oltre due mesi”.

Se si passasse dai circa 5mila casi di contagio giornalieri agli oltre 10mila come in Francia, rileva, “si rischia il crollo della prima trincea ospedaliera anti-Covid. Gli ospedali non sono pronti a far fronte ad un’epidemia esponenziale”.

“Già ora – avverte – si iniziano a registrare delle criticità, a partire dal personale sanitario carente e dalle strutture che non sempre garantiscono percorsi differenziati”. 

Mancano i medici

Il problema della “mancanza di personale sanitario ospedaliero – spiega Palermo – non è un problema nuovo. Abbiamo ereditato dal passato già una carenza di 6mila medici determinata dal blocco del turnover. Ma ora, con la pandemia, la situazione è peggiorata perché l’aumento dei posti letto in terapia intensiva e sub-intensiva rende ovviamente necessario anche un aumento del personale sanitario e medico addetto. Sarebbe necessaria – sottolinea – l’assunzione di almeno altri 4mila medici”.

Ad oggi, sostiene Palermo, “registriamo una carenza complessiva di circa 10mila medici: negli ultimi mesi sono state infatti effettuate circa 5mila assunzioni, ma si tratta di contratti a tempo determinato, precari o libero professionali. Il problema, dunque, non si è risolto alla radice e la situazione di sofferenza negli ospedali resta”.

Ma non è solo il personale il punto ‘dolente’. Anche le strutture ospedaliere non sempre sono adeguate a fare fronte alla pandemia: “Molti ospedali sono vecchi, magari costruito oltre 50 anni fa. Questo rende ad oggi impossibile in varie strutture nosocomiali poter predisporre i fondamentali percorsi differenziati Covid e no-Covid”.

Per garantire tali “adeguamenti strutturali – avverte – sono fondamentali investimenti mirati, perché la separazione dei percorsi è un imprescindibile elemento di sicurezza”.

Insomma, “ci sono delle criticità da affrontare subito, per essere preparati nel caso in cui i numeri del contagio dovessero aumentare significativamente. Con un aumento esponenziale, gli ospedali andrebbero in tilt. Mentre se l’aumento dei casi rimane costante con le cifre attuali abbiamo ancora un periodo piuttosto lungo di tenuta”.

Dunque, conclude Palermo, “la trincea ospedaliera va rafforzata, ma bisogna al contempo rafforzare anche la capacità territoriale di fare test e l’assistenza domiciliare”. (Fonte: Ansa)

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