Coronavirus, il rianimatore di Bergamo: "L'età dei pazienti diminuisce. Sempre più uomini di 40 anni" Coronavirus, il rianimatore di Bergamo: "L'età dei pazienti diminuisce. Sempre più uomini di 40 anni"

Coronavirus, il rianimatore di Bergamo: “L’età dei pazienti diminuisce. Sempre più uomini di 40 anni”

Coronavirus, il rianimatore di Bergamo: "L'età dei pazienti diminuisce. Sempre più uomini di 40 anni"
Coronavirus, il rianimatore di Bergamo: “L’età dei pazienti diminuisce. Sempre più uomini di 40 anni” (Foto archivio Ansa)

BERGAMO  –  Se il fatto che il coronavirus colpisca soprattutto gli anziani ha rassicurato qualcuno, sarà bene che si ricreda. Perché al di là delle parole del commissario Angelo Borrelli, che non manca di ricordare come i decessi siano soprattutto tra gli over 70, dall’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo avvertono: “Piano piano sta diminuendo l’età. Vedo tanti uomini anche di quarant’anni. La media adesso è cinquant’anni. Hanno bisogno di ventilazione meccanica”. 

A dirlo, intervistato da La Stampa, è il dottor Lorenzo Grazioli, anestesista rianimatore del nosocomio della provincia più colpita d’Italia. “Abbiamo accumulato così tanti pazienti che se ci dovesse essere un calo da qui non lo vedo ancora. È un’onda lunga”, spiega. “Il nostro problema è dove metterli, i pazienti. Siamo al limite delle risorse. La rete è satura”.

Difficile dire come mai proprio in Lombardia tanti casi: “L’epicentro come quello del terremoto, non si sa mai dove sarà. Qui ci sono tante persone che vanno e vengono per ragioni di lavoro, tanti aeroporti e tanti contatti. Questa è una malattia estremamente virulenta, contagiarsi è facile”.

Grazioli chiarisce che c’è poco da dire che il coronavirus colpisce soprattutto gli anziani: “I primi pazienti erano grandi anziani, piano piano sta diminuendo l’età. Vedo tanti uomini anche di quarant’anni. La media adesso è cinquant’ anni. Hanno bisogno di ventilazione meccanica. Provate a far correre un uomo di 30, uno di 40 e uno di 50 anni insieme. Chi arriverà primo? Quello di 30. All’ospedale invece l’arrivo è inverso. I giovani hanno più risorse”. E per trattarli “ci sono dei criteri tracciati”, delle “scale di valutazioni”, che permettono di capire “il beneficio che una terapia intensiva può dare. Ci sono malati che per la loro età anche con 100 posti liberi non andrebbero in terapia intensiva perché non ne beneficerebbero. Tutti coloro che hanno bisogno di intubazione vengono intubati”, specifica. 

La situazione è stata critica da subito, spiega Grazioli a La Stampa:  “Abbiamo avuto un incremento esponenziale di pazienti. Da allora non è mai finita. Mi sembra un unico giorno molto lungo. Se voi vedeste quanta gente arriva ogni giorno vi togliereste il dubbio. Non siamo bambini. Bisogna essere seri e crudi nelle comunicazioni. Se ci convinciamo che possiamo fermare il virus stando a casa, si smorzerà per forza. Altrimenti, no: continuerà e ne pagheremo le conseguenze”. (Fonte: La Stampa)

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