Coronavirus, medico Milano: Pazienti proni? Tutti ridevano ma funziona Coronavirus, medico Milano: Pazienti proni? Tutti ridevano ma funziona

Coronavirus, medico che suggerì di mettere i pazienti proni: “Tutti ridevano all’inizio”

ROMA -Tenere i pazienti proni per permettere ai polmoni di ossigenarsi meglio e combattere il coronavirus. Le immagini dei pazienti ricoverati in posizione prona nei reparti di terapia intensiva avevano stupito. A raccontarlo è Luciano Gattinoni, primario del policlinico di Milano, che ha detto: “E pensare che all’ inizio ridevano tutti di quella manovra…”.

Intervistato dal Corriere della Sera, Gattinoni ha spiegato che l’idea gli è venuta dalle donne lombarde, che tenevano  a pancia in giù i bambini che faticavano a respirare e gli davano dei colpetti sulla schiena. Il medico ha spiegato che le gravi insufficienze polmonari causate dal coronavirus interessano soprattutto la parte del polmone più vicina alla colonna vertebrale.

Gattinoni ha spiegato: “La parte superiore del polmone era piena d’aria. Immagini un tondo, metà chiuso e metà aperto avevamo pensato che mettendo il paziente a pancia in giù il sangue sarebbe andato nella parte aperta e ci sarebbe stata una ossigenazione migliore. E questo in effetti succedeva”.

Effettuando una seconda tac, spiega il medico, si è osservato che “il miglioramento non era tanto dovuto all’ossigenazione, quanto al fatto che in posizione prona le forze si distribuiscono nel polmone in modo più omogeneo. Pensi ad un polmone sottoposto all’energia meccanica del respiratore, è come se gli venissero dati continui calci: tam, tam, tam. Ovviamente più questa forza viene distribuita omogeneamente, meno danni fa. Adesso questa tecnica è entrata nel bagaglio delle conoscenze ed è usata in tutto il mondo”.

L’idea di porre i pazienti sulla schiena è arrivata dall’osservazione delle donne lombarde, spiega Gattinoni: “Tenevano i bambini che facevano fatica a respirare a pancia in giù e poi davano loro dei colpetti sulla schiena”. A fine anni Ottanta si utilizzò la manovra, ma “non fu facile far passare l’ idea, forse anche perché era a costo zero”.

Ora anche i pazienti affetti da covid-19 la tecnica viene utilizzata, ma deve fare i conti con il sovraffollamento degli ospedali, dice Gattinoni: “Ora girare così tanti pazienti sta diventando uno stress notevole per il personale”: “In terapia intensiva non guariamo nessuno, compriamo solo il tempo per l’organismo per organizzare le difese. Dobbiamo tenere il paziente vivo, assicurare uno scambio gassoso al minor prezzo possibile, cioè evitare i danni che sono sempre associati alla ventilazione meccanica. Ma questa è una malattia lunga”.

(Fonte Il Corriere della Sera)

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