Coronavirus. Non sta finendo: 4000 contagi e 700 morti al giorno. Si rischia pelle, non multa

ROMA – Coronavirus non sta finendo, no, proprio no. Non rispetta le nostre attese, non dà soddisfazione al mese e passa  di amputazione della vita sociale che ci siamo dovuti infliggere. Dopo un mese coronavirus non sta finendo se non nelle nostre speranze.

Tutt’altro, nella realtà sono quattromila e più nuovi contagiati al giorno e settecento e più morti al giorno. Da giorni va così e non sono certo numeri di qualcosa che finisce, sono numeri di qualcosa che continua.

Coronavirus non sta finendo, eppure siamo stanchi. Stanchi di stare in casa, stanchi di non vederci tra noi, comprensibilmente stanchi quando non sfiniti di questa vita amputata, di questo vivere solo per sopravvivere. Cominciamo, inconsciamente e incoscientemente, ad essere stanchi anche di difenderci da lui, da coronavirus. Quel che più impressiona delle scene con tanta gente in strada, ad esempio a Napoli, è che le persone indossano la mascherina. La mascherina messa lì e portata con distratta disinvoltura, percepita come un lasciapassare per essere in regola…in regola con la multa, non con la pelle.

Napoli, Genova, Roma…Troppa gente in giro perché si possa chiamare quarantena. Il cane portato fuori due e anche tre o quattro volte, il cane come salvacondotto per starsene fuori. Genitori, indefinibili genitori, che portano bambini al parco ad incontrare amichetti con cui si sono dati appuntamento tramite altri indefinibili genitori. Questo bisogno di portare i bambini all’aria l’hanno definito gli psichiatri e psicologi: è solo un bisogno dei genitori, i bambini fino a 10 anni di andare fuori se ne fregano. I neonati poi non ne hanno proprio bisogno. L’ora d’aria per bambini è una voglia dei genitori che per soddisfarla rischiano e fanno rischiare non la multa ma la pelle.

E l’edicola e la spesa e la farmacia dilatate nel tempo e nello spazio: per ciascuna incombenza consentita l’aggiunta di una lunga passeggiata nel tempo e nello spazio del quartiere. E quelli, inesauribili nella loro stolidità, che corrono, corrono, sudano…Sui marciapiedi ci si scansa l’un l’altro, ma si fa slalom perché è pieno di paletti umani, ogni giorno di più, ogni giorno di più della nostra stanchezza più paletti umani in giro.

E questo quelli che, più o meno, stanno nelle regole. Questo quelli, la maggioranza, che alla quarantena vera e piena infliggono piccoli graffi. Poi ci sono quelli che se ne fregano e che la quarantena è per gli altri. Una minoranza, ma minoranza robusta nei numeri e tenace nelle intenzioni: negli ultimi due giorni altri quindicimila, altre quindicimila multe. Cioè circa 150 mila che se ne sono fregati e hanno trasgredito negli ultimi due giorni. Il numero complessivo delle multe deve essere arrivato dalle parti di centomila, cioè circa un milione di volte che qualcuno se ne è fregato della quarantena.

Coronavirus non sta finendo e con una quarantena fatta così chissà quando finisce. Non ce la facciamo quasi più a stare in casa, non ce la facciamo quasi più a prendere atto della realtà. Lo si vede anche dall’aumentare degli accenti e del tono recriminatorio della stampa oltre che dei social. La stampa reclama stizzita informazioni chiare e definitive. Proprio quelle di cui in parte non si dispone (quando e come finirà) e delle quali in parte non si vuol sapere (non sta finendo, decide coronavirus più di ogni governo, quella che stiamo facendo non è vera quarantena). Quanto alla comunicazione chiara, sarebbero i comunicatori che dovrebbero realizzarla, strana pretesa quella di trovarla precotta dalle istituzioni. Ma forse non è pretesa, è grido di impotenza: se pervicacemente ignoro e non mi metto in grado di comprendere, come faccio a divulgare?

Non aiuta il sole, sembra proprio non aiuteranno Pasqua e Pasquetta che, incolpevoli, incrementeranno la passeggiata sul lungomare, l’allungarsi e il trattenersi dal macellaio, perfino qualche rimpatriata di famiglia. Coronavirus non sta finendo e noi, per quel che possiamo, diamo una mano a tenerlo a galla. Perché, in fondo, pensiamo di rischiare una multa, non la pelle.

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