ROMA – Coronavirus, picco dei contagi ancora non c’è. Lo hanno detto più volte i medici, lo ha detto in intervista al Corriere della Sera Giuseppe Conte presidente del Consiglio. Non è una notizia, purtroppo, e soprattutto non è la notizia che tutti aspettano, un po’ ingenuamente e millenaristicamente aspettano: l’agognato picco, la punta più alta del contagio, quella toccata la quale poi si scavalla.
Non è proprio così, non stanno così le cose: il picco del contagio è cosa diversa e lontana dall’attenuarsi e finire del contagio. Però tutti aspettiamo il picco, lo aspettiamo come un punto, una data da cui cominciare a scandire quanto manca alla fine di coronavirus. Il picco…non a caso non c’è un solo virologo o epidemiologo o medico di malattie infettive che si azzarda in tv e in pubblico a indicare una data, sia pur vaga, del picco. Per l’ottimo motivo che non sanno, nessuno sa, la scienza non sa.
L’unico parametro noto è quello della Cina, lì per toccare quello che noi chiamiamo picco ci hanno messo un tempo X (difficile calcolare esattamente quale, picco dai primi contagi negati o picco da quando epidemia riconosciuta e combattuta con quarantena obbligatoria di massa?). Questo tempo X (settimane) va poi parametrato con le misure anti contagio prese in Italia (rigide su scala e cultura occidentali ma blande su scala e cultura cinese). Quindi tempo X più Y. Quanto fa? Non si sa. Si suppone faccia seconda metà di marzo o primi di aprile, si suppone…
Intanto stasera 16 marzo il bollettino di guerra (sì, di guerra) della Protezione Civile e dell’Istituto Superiore della Sanità dirà che si è andati verso i 30 mila contagi complessivi in Italia (ieri erano 24.738). Dall’inizio dell’epidemia circa il 9 per cento dei contagiati risulta guarito, circa il 7 per cento è invece la percentuale dei morti.
E stasera dai bollettini della Protezione Civile e della Regione Lombardia si saprà l’andamento della battaglia di Milano. Milano area urbana, se coronavirus sfonda qui è disfatta, se coronavirus viene fermato e contenuto qui è per coronavirus una sorta di Stalingrado epidemiologica. Bergamo, Brescia…Milano non deve conoscere livello di contagi analoghi, è questa la battaglia in corso, la più importante in Italia. La grande incognita e insidia sono gli asintomatici, la gente che senza avere sintomi ha liberamente circolato, prima e dopo i divieti, potenzialmente contagiando. Quanti sono? Secondo tutti i medici che si occupano di coronavirus, molti più di quanto si immagini. I circa 30 mila contagiati conteggiati c’è chi li moltiplica per e, chi per 5, chi per 10. Ma tutti, appunto, li moltiplicano.
Picco contagio ancora non c’è, c’è però un Papa che va a pregare nella chiesa del crocefisso della peste del 1522. Non fu quel crocefisso a fermare la peste ma il Papa fa riaprire le chiese di Roma e dispone la Chiesa cattolica tutta al lenimento e alla condivisione della pestilenza di massa.
Picco contagio ancora non c’è, ma c’è in Campania (solo lì?) un raduno di fedeli di una confessione che si auto contagiano condividendo (la punizione divina?).
Picco contagio ancora non c’è in Italia, ma in Gran Bretagna trapela studio che allunga durata dell’epidemia fino al 2021, fino all’anno prossimo! E lì studiano 4 mesi quarantena obbligatoria in casa per chi ha 70 anni e più!
Picco contagio ancora non c’è, quindi a scuola non si torna il 3 di aprile, i negozi non riapriranno il 25 di marzo, fino a Pasqua di sicuro ancora chiusi in casa. Questo è e cantare, farsi reciproco rumore da balconi e terrazze è cosa tanto buona quanto disperata.