Coronavirus. Il primario del Sant'Orsola: "La partita si gioca a casa. Ai primi sintomi chiamare" Coronavirus. Il primario del Sant'Orsola: "La partita si gioca a casa. Ai primi sintomi chiamare"

Coronavirus. Il primario del Sant’Orsola: “La partita si gioca a casa. Ai primi sintomi chiamare”

ROMA – “Non esistono esperti di coronavirus, il più esperto d’Europa l’ha visto per la prima volta un mese fa”. E se a dirlo è proprio un esperto infettivologo come il il professor Pierluigi Viale, direttore di Malattie infettive del Policlinico di Sant’Orsola di Bologna, bisogna credergli.  Anche quando insiste nel raccomandare l’urgenza di diagnosi e terapie precoci. Più rapidità nell’intercettare il contagio: preso subito, il Covid 19 fa molta meno paura.

Ai primi sintomi chiamare, stop cure fai da te

E fare presto è un appello rivolto a tutti, istituzioni, medici ma, soprattutto, pazienti. Che anche ai primissimi stadi di generica influenza devono essere trattati come pazienti infettati da Covid 19.

“Il vero centro della partita si gioca prima della terapia intensiva, si gioca a casa dei pazienti. Abbiamo ricoverato in malattie infettive una nostra infermiera che, da 10 giorni era a casa con 39 di febbre, prendeva la tachipirina e si sentiva un po’ meglio e per quello non chiamava. Non deve più succedere questo: il malato che ha la febbre oggi, nell’era Covid, è un malato che, fino a prova contraria, deve essere gestito come un Covid”.

Essere precoci risparmia vite e terapie intensive

Nell’incontro virtuale, Viale ha spiegato le fasi dell’infezione da Covid-19 e l’importanza di intervenire velocemente.

“Essere molto precoci nella terapia dovrebbe, idealmente, fare guarire il paziente più precocemente, evitare l’evoluzione verso la fase iperinfiammatoria della malattia, quindi fare risparmiare vite e ricoveri in terapia intensiva e in ospedale”.

“In questo momento abbiamo due obiettivi fondamentali: intercettare i pazienti nella fase uno, la fase di malattia iniziale, e metterli subito in trattamento con terapia anti-virale. Se il paziente evolve verso la fase iperinfiammatoria, l’obiettivo è intercettarne precocemente l’inizio per evitare di trovarsi di fronte a casi in cui, probabilmente, il contenimento della risposta infiammatoria eccessiva è molto difficile da fare”. (fonte Ansa)

Gestione cookie